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Presidente Petrarca: quale è il rapporto tra i fisioterapisti e l’ampio e drammatico ambito dell’ictus?
Mi lasci affermare che le persone con ictus cerebrale sono nel cuore della fisioterapia da sempre: la stessa fisioterapia è cresciuta lavorando al loro fianco condividendo quotidianamente passione e conquiste terapeutiche. Questo è un percorso che negli ultimi anni si è arricchito di iniziative di formazione e scientifiche, oltre che di tavoli volti a individuare le Linee guida e i Piani terapeutici adeguati per la prevenzione e il trattamento.
Quest’anno a livello mondiale si pone l’attenzione sulla prevenzione e sul movimento: anche la fisioterapia è impegnata in questa direzione?
Assolutamente si. La fisioterapia si propone, sempre più integrata con le altre discipline, di essere il cuore pulsante del processo di prevenzione e recupero, introducendo anche innovazioni importanti.
Nello specifico?
Sul piano della prevenzione emergono sempre di più le implicazioni biologiche che influiscono sulla possibilità di incorrere in patologie che possono esitare nell’infausto evento dell’ictus cerebrale. La fisioterapia costantemente aggiornata dal processo scientifico si preoccupa di diffondere nella popolazione indicazioni per condurre una sana prevenzione ponendo attenzione agli stili di vita che meglio possono arginare alcune deviazioni negli equilibri biochimici dell’organismo.
Ma oltre alla prevenzione ci sono gli interventi quotidiani con il paziente…
La Fisioterapia è indiscutibilmente impegnata nella valutazione del paziente sia implementando e ampliando scale di valutazione clinica, sia sviluppando tecniche di valutazione strumentale come l’analisi multifattoriale del movimento. Ma cosa più importante contribuendo alla interpretazione avanzata di tali analisi. Uno sviluppo ancora in corso che ha cambiato il processo di definizione delle indicazioni terapeutiche e di oggettivazione dei risultati.
Lei prima accennava alle innovazioni tecnologiche: a cosa si riferisce?
E’ un fronte nel quale la fisioterapia si trova in prima linea nella cura dell’Ictus. Infatti si stanno cogliendo e sperimentando le nuove possibilità che questo ambito sta offrendo nel recupero funzionale motorio, cognitivo e relazionale. Basti pensare alle innovazioni relative all’introduzione della Realtà Virtuale, delle interazioni con macchine robotiche, dell’uso di esoscheletri, fino alla interazione con l’attività neurale con stimolazioni magnetica transcranica o stimolazione elettrica transcranica, o alle interfacce mente computer tramite uso di elettroencefalografia ad alta densità di elettrodi, alla Intelligenza artificiale che sta contribuendo a migliorare gli aspetti relazionali offrendo occasioni di ottimizzazione dei processi di cura e per finire alle occasioni di teleriabilitazione accelerate dall’attuale emergenza sanitaria mondiale.
Ma tutti queste differenti nuove opportunità come si possono incrociare e unificare in un unico nuovo approccio a favore del paziente?
L’imbricazione nell’uso di tali strumenti sta permettendo di affinare le modalità di intervento contribuendo alla ridefinizione dei processi fisioterapici sulla base di elementi di spiegazione scientifica dei meccanismi di recupero sempre più precisa. Un pool sempre più esteso di professionisti è impegnato in questo ambito in sinergie che vedono anche nuovi attori, come il bioingegnere, affiancare le figure storiche per arricchire insieme la già cospicua cassetta degli strumenti terapeutici. Una ricchezza necessaria perché l’intervento resti sempre un abito “cucito su misura”.
Già, perché al centro di tutto ci deve essere sempre il paziente…
Certamente: tutti lavoriamo affinché l’intervento sulla persona sia mirato a quelli che sono i bisogni di partecipazione sociale della persona. L’esigenza di qualità degli interventi anche nell’ambito dello stroke deve restare un valore condiviso imprescindibile e con tale spirito la fisioterapia rinnova il suo impegno e il suo ruolo di vigilanza a fianco di tutti.