Vulvodinia e neuropatia del pudendo: la voce del GIS FR Pavimento Pelvico

La vulvodinia e la neuropatia del pudendo sono ancora troppo spesso sottovalutate ed è necessario il loro pieno riconoscimento tra le malattie croniche invalidanti. La proposta di legge presentata il 12 novembre e l’importanza della fisioterapia e della riabilitazione.

La vulvodinia e la neuropatia del pudendo sono patologie ancora troppo spesso sottovalutate, per le quali è necessario un pieno riconoscimento tra le malattie croniche invalidanti.

La questione, più che mai attuale, è stata al centro del convegno dello scorso 12 novembre a Roma Eventi, “Vulvodinia e neuropatia del pudendo: un dolore senza voce”, con il patrocinio di AIFI e la partecipazione del GIS FR Pavimento Pelvico.

L’incontro si è proposto come momento di aggiornamento e confronto tra pazienti, professionisti sanitari, istituzioni, politici ed associazioni e come occasione per la proposta di legge che, tra i gli altri punti, prevede: il riconoscimento della vulvodinia e della neuropatia del pudendo tra le malattie croniche e invalidanti, l’individuazione di un presidio pubblico specializzato in ogni regione, l’esenzione dalla partecipazione alla spesa pubblica per le relative prestazioni sanitarie, l’istituzione di una commissione nazionale per stabilire le linee guida per i piani diagnostici terapeutici assistenziali e per ripartire le risorse del Fondo nazionale, che la stessa legge dovrebbe istituire. Inoltre prevede di finanziare la formazione e la ricerca sul tema.

“La fisioterapia e la riabilitazione del pavimento pelvico riveste un ruolo di primaria importanza nel trattamento di queste patologie” sottolinea Elia Bassini, presidente del GIS FR Riabilitazione del Pavimento Pelvico AIFI; “Vulvodinia e neuropatia del pudendo colpiscono prevalentemente le donne e le persone assegnate femmina alla nascita (AFAB) e sono accomunate da gravi ritardi diagnostici, principalmente dovuti ad una mancata formazione del personale medico e agli scarsi finanziamenti per la ricerca. A questo, si aggiunge la tendenza a minimizzare il dolore accusato dalle pazienti, spesso giudicato normale. Nei pochi casi di corretta diagnosi, infine, si presenta un altro ostacolo: il Servizio Sanitario Nazionale, il quale non riconosce queste patologie come tali negandone esenzioni e invalidità alle pazienti”.

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