Vi riportiamo di seguito l’intervista di Antonio Camassa.
Nel tuo curriculum annoveri un enorme numero di atleti di livello. Com’é lavorare con un atleta agonista?
Credo che sia molto appagante ed entusiasmante lavorare con atleti agonisti: al contrario di quanto si possa immaginare riabilitare uno sportivo spesso è meno complicato che riabilitare una persona comune, ha reattività di risposta dei tessuti allenati alle terapie fisiche, la motivazione del soggetto e la spiccata percezione corporea che sviluppa un atleta nel corso degli anni sono gli elementi essenziali di un recupero completo e veloce da un infortunio.
Anche nella vita ti occupi di sport, infatti sei il presidente di una ASD, da cosa nasce la tua passione per lo sport?
Ho iniziato a praticare arti marziali a soli sei anni, nel corso del tempo ho avuto l’opportunità di competere a livello nazionale e internazionale nel mondo della kick boxing e per farlo mi allenavo anche 3-4 ore al giorno.
Credo che lo sport sia una metafora della vita dove l’impegno, la perseveranza e l’umiltà possono portare solo soddisfazioni e crescita umana anche senza raggiungere grandi risultati sportivi.
In questi ultimi anni tutti noi esperti del settore abbiamo assistito all’aumento dell’incidenza di patologie ortopediche nel bambino dovute alla scarsa attività fisica. Capacità fisiche come correre saltare rotolarsi , se non acquisite in maniera corretta e all’età giusta possono creare importanti scompensi nella crescita psicofisica.
Anche per questo motivo sono un promotore dell’attività ludico sportiva in età scolare per almeno tre volte alla settimana.
Vista la mia esperienza personale e professionale , da cinque anni sono presidente e fondatore della ASD San Marzano basket, una piccola realtà che fa dello sport uno strumento finalizzato alla crescita psicofisica, morale e sociale dei nostri tesserati.
Che responsabilità senti quando ti chiedono di recuperare un atleta per la partita della domenica?
Per un fisioterapista ogni trattamento rappresenta una sfida. Sapere che il tuo operato potrà influenzare positivamente o negativamente la prestazione di un atleta è veramente una grande responsabilità che ogni volta mi assumo con coraggio.
Spesso atleti, allenatori e dirigenti si affidano a noi per avere “il miracolo”, tuttavia, il ragionamento clinico, la valutazione del paziente non devono essere mai persi di vista dietro alle pressioni che giustamente si ricevono in vista di una gara .
Parlaci di Florenzo Pesare
Florenzo è un atleta di muay thay assolutamente completo che ha affrontato nel corso di questi anni avversari di livello straordinario dimostrandosi sempre all’altezza; non è un caso che oltre a vincere 1 titolo italiano,1 titolo europeo e 1 titolo mondiale abbia combattuto nei migliori circuiti mondiali: Oktagon Torino-bellator Roma-gods of war Atene.
Come imposti il lavoro su un atleta?
Negli infortuni da trauma diretto o indiretto (contrasto di gioco , distorsioni) la gestione dell’atleta è abbastanza metodica in quanto esistono dei tempi biologici di recupero che sono imprescindibili. informare, rassicurare e motivare sono i concetti chiave che potenziano il mio intervento riabilitativo.
Negli infortuni da sovraccarico (overuse) il lavoro è più complesso . Una volta ridotta la sintomatologia è mia abitudine fare uno studio della biomeccanica del gesto atletico per capire eventuali problemi relativi al pattern motorio sviluppato dall’atleta. E’ un lavoro minuzioso che esegui con sistemi e metodi scientifici , spesso in stretto contatto con il tecnico o l’allenatore con il quale cerchiamo un compromesso tra la performance migliore e il gesto atletico meno usurante.
Sembrerà assurdo, ma facendo una statistica personale , mi sento di affermare che gli atleti che incontrano nella loro carriera una problematica da overuse una volta guariti diventano molto più attenti e tecnici nel gesto atletico e spesso più performanti.