Si è tenuto sabato 8 novembre a Bologna il congresso costituente del R.O.F.I., il Registro dei Fisioterapisti diplomati in Osteopatia d’Italia.
All’iniziativa AIFI ha partecipato, rappresentata dal Vice-Presidente D’Erasmo, la Segretaria Amici, oltre che dalla Presidente AIFI-Emilia Romagna Mastrullo.
Obiettivo del ROFI #lasceltagiusta
Il ROFI ha come obiettivo primario quello di tutelare e promuovere la categoria dei fisioterapisti diplomati in osteopatia attraverso un Registro, a valenza nazionale, che certifichi la qualità formativa degli stessi. L’inquadramento dell’osteopatia come pratica sanitaria svolta da professionisti della salute rappresenta una tutela per l’utenza e rappresenta uno strumento fondamentale per la lotta all’abusivismo professionale.
Analogamente a quanto avviene, ad esempio, in Spagna, ove è attivo il ROFE, il sodalizio dei Fisioterapisti diplomati in osteopatia ritiene l’osteopatia come attività sanitaria che può essere svolta esclusivamente da fisioterapisti e medici, dopo un percorso formativo con standard dettati dall’OMS attraverso i Benchmark per la Formazione Osteopatica (2010).
Il ROFI intende da subito vigilare sulle possibili incongruenze a livello normativo riguardanti l’attività osteopatica impedendone la pratica a personale non sanitario e non qualificato, affiancando l’AIFI nel suo ruolo di tutela e salvaguardia della categoria.
AIFI e ROFI hanno, in questo modo, già avviato una collaborazione, da formalizzare in un prossimo futuro, per l’identificazione delle offerte formative post-base in osteopatia aperte esclusivamente a Fisioterapisti o, in alternativa, anche a Medici, a differenza invece di quelle “scuole” che accolgono soggetti privi di alcuna possibilità di praticare le competenze che intendono apprendere.
Buon giorno,
mi rivolgo ai moderatori del sito chiedendo gentilmente di rimuovere articoli tendenziosi riguardanti l’attività osteopatica che non rispecchiano la realtà dei fatti.
In primo luogo le linee guida del OMS o meglio WHO (World Health Organization) parlano di un’integrazione delle attività sanitarie (medicina tradizionale, fisioterapia, osteopatia, etc.) al fine di ottenere massimo recupero funzionale del paziente (cosa che dovrebbe essere di primaria importanza per qualsiasi attività sanitaria). In secondo luogo descrive l’Osteopatia come ATTIVITA’ SANITARIA DI PRIMO CONTATTO e l’Osteopata come OPERATORE SANITARIO e non, come si evince dai vostri articoli, che l’Osteopatia DEVE essere praticata solo da sanitari (medici e fisioterapisti), in quanto l’Osteopata è già OPERATORE SANITARIO. Le linee guida comprendono due percorsi formativi: uno per i diplomati, con una durata di 4-5 anni; l’altro per i laureati in discipline sanitarie con durata variabile relativa al tipo di percorso di studi precedente.
Tutto questo è possibile leggerlo in lingua originale a questo link: http://www.who.int/medicines/areas/traditional/BenchmarksforTraininginOsteopathy.pdf
O
La sua traduzione italiana:
http://www.registro-osteopati-italia.com/wp-content/uploads/2010/11/OMS_tradotto.pdf
inoltre volevo ricordare ai membri AIFI di quest’articolo datato 2004
https://aifi.net/osteopatia-e-fisioterapia/ in cui si parla di osteopatia come medicina alternativa ben SEPARATA dalla fisioterapia!!
Ricordo in fine che negli Stati Uniti d’America, l’Osteopata è un medico a tutti gli effetti e, in quanto tale, può decidere di manipolare un paziente o prescrivere farmaci!!
La richiesta di un’Osteopatia come specializzazione di fisioterapia, mi pare ipocrita e tendenziosa, senza alcun rispetto per la salute del paziente, l’indipendenza di discipline diverse e l’integrazione di queste, ma rivolta solo a difendere i propri interessi di classe.
Gentile utente,
la ringraziamo per il suo commento e provvediamo a fornire delle spiegazioni in merito.
Il documento dell’organizzazione mondiale della sanità invita i diversi Paesi ad integrare le Medicine Tradizionali/CAM nei Sistemi Sanitari Nazionali, ma non ne prescrive le modalità (non ne avrebbe titolo) e si limita a suggerire dei Benchmark per la formazione. Persino la comunità europea, infatti, nell’ottica di garantire la libera circolazione dei professionisti, in ambito sanitario deve interfacciarsi con le autorità nazionali e riconoscere i titoli di studio universitari e abilitanti alla professione sanitaria. Non è quindi possibile un riconoscimento diretto, né obbligare i Paesi membri ad istituire di nuove figure sanitarie non previste dall’ordinamento di uno specifico Paese.
L’affermazione “l’Osteopata è già OPERATORE SANITARIO” è quindi scorretta in quanto tale figura sanitaria risulta inesistente nell’ordinamento del nostro Paese e nella quasi totalità dei Paesi Europei.
Ricordiamo, infatti, che in Europa gli unici due Paesi in cui l’osteopata esiste come professione sanitaria a sé stante sono il Regno Unito e la Francia (quest’ultima solo dal 2007) e nel Regno Unito l’osteopata, regolarmente riconosciuto, non può esercitare per il sistema sanitario nazionale se non in possesso di laurea sanitaria (Medicina o Fisioterapia).
Anche negli Stati Uniti d’America non esiste l’osteopata in quanto tale, ma solo il Medico Osteopata (Osteopathic Physician), che è appunto un medico a tutti gli effetti, che ha lo stesso percorso formativo del Medical Doctor (MD) al quale si aggiungono circa 300-500 ore di tecniche manuali. L’Osteopathic Physician infatti viene distinto dagli “european style osteopaths” che sono appunto delle figure non ben normate e riconosciute nei vari Paesi Europei, quindi, in pratica, per praticare l’osteopatia in USA è necessario essere medici, nessun altra professione sanitaria o non sanitaria la può praticare.
L’integrazione delle medicine complementari ed alternative (CAM) può essere eseguita anche tramite la formazione degli attuali professionisti sanitari di un Paese, non necessariamente tramite l’istituzione della nuova professione sanitaria di osteopata nei Paesi in cui essa sia assente. Nel documento dell’OMS non vi è traccia di indicazioni sulla creazione della professione sanitaria dell’osteopata.
Nei documenti AIFI non si è evidenzia la volontà di considerare l’osteopatia una specializzazione della fisioterapia (in tal caso non potrebbero praticarla nemmeno i medici), ma semplicemente di affidare alle competenze delle professioni sanitarie la pratica di una medicina non convenzionale, quale è l’osteopatia, per lo stesso motivo per cui l’omeopatia, altra medicina non convenzionale, può essere praticata solo dai medici.
L’articolo suddetto, quindi, evidenzia semplicemente la preoccupazione di AIFI e ROFI per la tutela della salute del paziente che potrebbe finire nelle mani di personale non sanitario, che abbia frequentato un qualsiasi corso di osteopatia (ormai sono centinaia, con le più svariate caratteristiche e non controllati da alcun organo o associazione), che include anche nozioni di medicina convenzionale, la cui conoscenza non viene verificata da alcuna università e non viene superato alcun esame abilitanti ad una professione sanitaria. Nessuna volontà, quindi, di difendere degli interessi di classe, ma una necessaria attenzione verso le normative nazionali e internazionali.
Cordiali saluti