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Dott. Cannone: cosa è emerso dalla sessione dedicata all’esperienza Covid.19 nei vari paesi europei, argomento cardine del General Meeting europeo della fisioterapia?
Si è trattato di un importante momento di condivisione professionale. Ciascun Paese europeo ha riferito le problematiche registrate durante la prima ondata di coronavirus e quelle che già sono percepibili in quella che ormai si sta delineando come seconda ondata. La carenza di DPI e di supporti economici al fisioterapista sono stati una costante per la maggior parte dei Paesi. Inoltre è stato molto interessante capire come la teleriabilitazione e quindi anche la fisioterapia in remoto ha giocato e, sicuramente giocherà, un ruolo essenziale per la gestione ed il trattamento delle persone con disabilità. Su questi temi A.I.FI. c’era e c’è, visto che ci siamo abbondantemente occupati di fisioterapia in remoto dedicando anche una puntata del nostro settimanale appuntamento su AIFI CHANNEL.
E quali sono state le considerazioni nei confronti della possibile “seconda ondata”?
Oggi emerge che il tutti i Servizi Sanitari Nazionali sono ben preparati a questa nuova fase. E in questa considerazione vogliamo sottolineare che i fisioterapisti giocano un ruolo sempre più cruciale della gestione delle persone che hanno contratto il Covid.19, sia in fase acuta che in fase post acuta.
L’esperienza italiana in qualche modo ha espresso delle sue peculiarità nell’affronto del Covid.19?
L’esperienza italiana è stata quella di un ariete nel contesto europeo e mondiale. Siamo stati il secondo Paese a subire la prima ondata pandemica dopo la CINA, ed è per questo che tutti hanno guardato a noi con tanta paura, ma anche stima per le scelte e le azioni compiute. Non possiamo però che ringraziare anche la CSP (Associazione dei colleghi britannici) e la World Physiotherapy per aver costruito e prodotto una quantità di strumenti e documenti a supporto in questo periodo di emergenza.
Ci sono esperienze europee che vi hanno colpito in quanto particolarmente significative e perchè?
Come già accennato prima, l’esperienza britannica della CSP ci ha dato molti spunti. Sono da sempre una realtà molto attiva e di solito, le loro conquiste, sono il termometro di quanto accadrà anche negli altri Paesi. Tra le maggiori innovazioni, di sicuro, la rivoluzione rispetto alla telemedicina, hanno una serie di progetti davvero molto interessanti. All’interno del sito web della CSP si possono leggere molti case-study a riguardo (www.csp.org.uk/news/coronavirus/remote-service-delivery-options/digital-physiotherapy-case-studies)
Per concludere: avete definito i prossimi passi dei fisioterapisti europei in quest’ambito?
Abbiamo deciso che i 3 pilastri della nostra organizzazione – i Gruppi di lavoro (Education Matters, Professional Issues, Advocacy & Eu Matters) che normalmente si occupano di studiare e produrre strumenti per varie questioni – nel prossimo biennio lavoreranno in sinergia su argomenti comuni che sono: oncologia, disturbi muscolo-scheletrici, Covid.19. La scelta di avere una tematica comune e lavorarci a 360 gradi ci offre la certezza che riusciremo a mettere a fuoco i tre ambiti in un modo preciso e puntuale. A breve partirà la scelta dei nuovi componenti di questi working group e speriamo di posizionare alcuni fisioterapisti italiani in questi ambiti: siamo infatti convinti che possiamo offrire tantissimo all’Europa come comunità professionale esperta, competente e sempre disponibile