MASSAGGI “COL TRUCCO”: CONTRO L’ABUSIVISMO PRIMI RISULTATI IN VENETO E FRIULI-VENEZIA GIULIA

“Massaggi col trucco” è il titolo con il quale il “Messaggero Veneto” – edizione di Udine, del 14 Luglio scorso, dà notizia dell’inchiesta della Procura di Rovigo su corsi di formazione che millantavano l’abilitazione ad esercitare professione sanitaria, nella fattispecie con competenze ed attività di fisioterapia.

Sette persone sono state denunciate dai Carabinieri del NAS di Treviso nell’inchiesta contro il fenomeno dell’esercizio abusivo delle professioni sanitarie, da parte di soggetti non abilitati e in possesso di titoli falsi o non validi per svolgere le specifiche attività.

Ben 51 le perquisizioni nelle province di Treviso, Venezia, Belluno, Padova, Verona, Vicenza, Rovigo, Alessandria, Bolzano, Cremona, Trento, Torino, Pavia, Latina, Sassari, Pordenone ed Udine. Alcune di queste perquisizioni hanno interessato addirittura alcune strutture sanitarie del Veneto i cui titolari, adesso indagati, operano nei campi della medicina ufficiale e di quella non convenzionale.

Un organizzazione, operante in Veneto, secondo l’ipotesi investigativa organizzava e svolgeva corsi di formazione di operatore del massaggio facendo credere ai partecipanti di poter svolgere attività lavorativa in ambito riabilitativo e sanitario.

Tramite un ente con sede a Rovigo, riconosciuto dalla Regione Veneto, l’organizzazione gestiva più corsi finanziati dal Fondo Sociale Europeo, destinati al conseguimento di un attestato di operatore in tecniche del massaggio avanzato; ai partecipanti, sottoposti a prove di ammissione fittizie, veniva poi chiesto un compenso per la partecipazione alle lezioni, di circa mille euro.

Secondo gli investigatori, l’organizzazione riusciva a dare parvenza di legalità ai propri corsi attraverso la presentazione alle lezioni di persone che si sono spacciate per commissario europeo, funzionario della Comunità Europea o della regione Veneto, avvocato, medico e altro.

Dopo il rilascio del titolo, i corsisti hanno iniziato ad operare nell’ambito delle attività proprie del Fisioterapista ed addirittura attivando specifiche strutture sia autonomamente che presso centri sanitari privati.

I corsi, in realtà, potevano avere l’unico fine di un accrescimento ed approfondimento culturale, senza alcuna valenza legale.

Un plauso va sicuramente all’AIFI-Veneto, che comincia a raccogliere i primi risultati di un duro lavoro contro l’abusivismo, in una regione dalla realtà sicuramente difficile.

Ai Colleghi del Veneto va anche tutto il nostro supporto: sappiamo che la lotta all’abusivismo che sta finalmente dando i primi -ma sicuramente non gli unici- frutti li ha esposti grandemente, e che gli interessi in campo che vorrebbero mettere tutto a tacere sono tanti ed importanti.

Ma non sono l’interesse della Comunità: il Cittadino ha diritto di giovarsi delle cure di Professionisti abilitati e qualificati, da una parte, e dall’altra di decidere in maniera informata dei propri percorsi formativi e quindi professionali, senza confusione spesso ad arte alimentata.

L’abusivismo, infatti, non nasce solamente nell’atto di esercitare la Professione senza averne il titolo abilitante, bensì getta i suoi germogli nella formazione. Questa, vero “business” degli ultimi tempi vede, dietro la promessa di un lavoro sicuro, tante persone raggirate da fantomatici formatori mossi da interessi in un settore ormai normato in maniera chiara e trasparente.

E’ auspicabile invece che tutte le organizzazioni del settore si adoperino con senso di responsabilità nei confronti delle Istituzioni e degli Utenti affinchè non si alimenti uno stato di confusione che è il terreno fertile sul quale nascono e si sviluppano anche certi fenomeni criminosi.

Un problema che viene da lontano, dunque .

Un problema che, ancora una volta caso mai ce ne fosse stato bisogno, mette in evidenza la necessità degli Albi ed Ordini Professionali per tutte le Professioni Sanitarie, e l’assoluta inutilità invece del gran vociferare che da un pò si fa in qualche ambiente anche in direzione delle istituzioni, intorno alla creazione di figure professionali “intermedie” o “alternative” di cui non si sente affatto il bisogno.

La Direzione A.I.FI. – FVG

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