L'AIFI invia una smentita al "CORRIERE DELLA SERA – LAVORO" circa le scorrette informazioni fornite dal giornalista FEDERICO MONTELLI sull'apertura degli studi professionali

Caro Direttore,

dirti che siamo rimasti esterrefatti nel leggere la risposta che, Venerdì 17 Ottobre (giorno evidentemente infausto), il vostro esperto Federico Montelli, nella rubrica "Norme e Professioni" dell'inserto sul lavoro del Corriere, dà al Fisioterapista di Milano Giovanni, è poca cosa.
Montelli, infatti, sembra essere rimasto, in termini di legislazione sulle professioni sanitarie, ad almeno dieci anni fa, quando tutti coloro che non erano Medici, in un sistema sanitario che, purtroppo, ancor oggi permane, in larga misura, medicocentrico, si diceva esercitassero mestieri od attività paramediche, per cui erano costretti ad operare in totale subordinazione, psicologica e pratica, rispetto al "dottore". Immagina quanto questo pesasse soprattutto nei confronti di una professione, quella di Fisioterapista, le cui discipline, per la maggiore e miglior parte, derivano dallo studio e dalla ricerca di colleghi, italiani e stranieri.
Per fortuna, un po' di acqua è passata sotto i ponti, per cui norme regionali e nazionali, più sentenze di TAR e Consiglio di Stato hanno ristabilito un minimo di equilibrio tra i compiti di queste professioni e quella del Medico a partire dalla comune denominazione di professioni sanitarie senza ulteriori attributi.
Non a caso, per rimanere nel campo del Fisioterapista, cui, nel frattempo, come per gli altri professionisti della Sanità, è stato consentito di acquisire una Laurea di tre anni ed una specialistica di altri due, l'operatore che, sulla base delle "indicazioni" del Medico, pratica una terapia che, a consuntivo, risulta dannosa al paziente, in quanto gode di amplissima autonomia, non può invocare una sua sostanziale deresponsabilità circa gli esiti negativi del trattamento attuato.
In proposito, basta andarsi a leggere la Sentenza n° 859 della IV Sezione della Corte di Cassazione, datata 10 Aprile 1998, che condanna un Fisioterapista, reo di aver procurato danni ad un paziente per avergli esattamente applicato ciò che il Medico aveva prescritto.
Per cui, il Fisioterapista non ha assolutamente più bisogno, come erroneamente asserisce Montelli, di alcun Direttore Sanitario che presieda alle attività del suo Studio.
Questa arcaica "rendita di posizione", di cui si avvalevano soprattutto i Fisiatri non è più richiesta da tempo. Molteplici sentenze di diversi TAR l'anno dichiarata inutile e, quindi, decaduta.
Il Fisioterapista che intende aprire uno Studio deve solo osservare le norme edilizie e sanitarie prescritte dal Comune e comunicare alla Municipalità la data d'inizio della sua attività professionale.
Nella speranza che vorrai pubblicare questa nostra smentita, molto distintamente ti saluto e ti ringrazio.

Gian Piero Calchetti
Addetto Stampa dell'A.I.FI. (Associazione Italiana dei Fisioterapisti)

Torna in alto