Come, all'incirca, diceva Don Abbondio, "Chi il coraggio non l'ha, non può darselo!".
Ci viene da ripensare a questa famosa affermazione che il Manzoni mette significativamente in bocca al pavido prelato che, non ostante i Bravi e l'Innominato, avrebbe dovuto sposare Renzo e Lucia, sulla base di alcune considerazioni che, purtroppo, contraddistinguono troppo spesso il comportamento dei nostri Fisioterapisti nonostante la legislazione nazionale e quella regionale (soprattutto le più recenti) attribuiscano loro prerogative, potestà, diritti e quant'altro necessario per operare sia in collaborazione con le altre professioni sanitarie, sia in regime d'autonomia funzionale, senza dover sottostare a rapporti di organica o psicologica subordinazione rispetto alla classe medica.
I Fisioterapisti sono oggi, al pari di altre figure sanitarie, in uno "status" professionale la cui specificità non consente regimi di autonomia dimidiata.
Perché diciamo questo?
Semplicemente perché, a tutt'oggi, molti colleghi, che pure ben sanno che per aprire uno studio professionale non c'è affatto bisogno del tutoraggio di un medico, persistono in comportamenti che sono a metà tra la rinuncia ad aprirlo e l'acquisizione onerosa di quella indebita forma di tutela.
Non solo, là dove le Regioni (e tra queste ce ne sono di assai importanti) non hanno ancora recepito la normativa nazionale in materia, anziché assumere atteggiamenti positivamente provocatori, nel senso, cioè, di creare il "caso" per addivenire, poi, ad una soluzione conforme alle prerogative che ci spettano di diritto, preferiscono "adeguarsi" e subire una soperchieria, magari dopo aver assunto la foggia di miles gloriosus di plautiana memoria, che minaccia "sfracelli", nelle sedi assembleari deputate a prendere decisioni ed iniziative.
Non solo, questa pavidità di comportamenti la si riscontra anche in presenza di casi patenti di abusivismo professionale e didattico. Casi per i quali molto si "chiacchiera" e poco si fa. Casi per i quali, nella fattispecie, troppo spesso ci si aspetta che dopo una generica segnalazione altri si facciano carico di esporsi e di assumersi le responsabilità di una circostanziata denuncia, "arrischiando" in proprio.
Al riguardo, è bene, innanzitutto, chiarire, una volta per tutte, che le segnalazioni generiche, che non siano corroborate da "fatti" documentali e circostanziati, per molti versi sono semplicemente assimilabili alle lettere anonime che, in quanto tali, non possono essere prese in considerazione.
In secondo battuta, è pure utile ribadire che la militanza in un sodalizio o in un' associazione, ovvero in un "gruppo" organizzato, implica la manifestazione di uno spirito di appartenenza attraverso l'acquisizione di precisi diritti ma anche attraverso l'assunzione di precisi doveri e responsabilità soggettive che non possono essere delegate ad altri.
A nessuno degli aderenti all'A.I.FI. è consentito, quindi, nascondersi dietro l'usbergo associativo, nella comoda convinzione che, comunque, qualcuno prenderà posizione su fatti sgradevoli di cui si viene a conoscenza, che nuocciono sia alla categoria che all'utenza.
Per tanto, ogni Fisioterapista associato deve sentirsi, per così dire, in "trincea" al servizio di sé stessi e dell'intera categoria, per difendere gli interessi comuni.
E' di qualche giorno addietro la conclusione di una "vicenda" che può essere presa come esempio sintomatico di quanto sarebbe doveroso fare.
L'A.I.FI. Lombardia, a suo tempo, con atteggiamento fortemente responsabile, di fronte alla propaganda mendace di un'emittente locale che andava propagandando, a destra e a manca, l'organizzazione e lo svolgimento, con asserite serie prospettive di qualificato lavoro professionale, di Corsi triennali per Fisioterapisti, da parte di un Istituto tecnico-commerciale privato, il "Carmine" di San Vittore Olona, ben sapendo che i Corsi per Fisioterapisti, con il rilascio del Diploma Universitario, sono prerogativa esclusiva delle Facoltà di Medicina e Chirurgia, denunciò il "malfatto" Ai Ministri della Sanità, dell'Università e della Pubblica Istruzione, alle competenti autorità regionali della Lombardia ed ai NAS dell'Arma dei Carabinieri, ottenendo contestualmente due cose assai importanti: l'interrogazione parlamentare dell'Onorevole Giampaolo Landi di Chiavenna di Alleanza Nazionale; la presa in carico, tramite iniziativa del Ministero dell'Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, della denuncia da parte dell'"Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato".
Ebbene, quest'ultima, dopo un'indagine assai accurata da cui è, purtroppo, anche emersa una sostanziale "latitanza", rispetto al problema, da parte dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha provveduto ad emettere una sentenza con la quale si qualifica pubblicità ingannevole quella diffusa dalla "emittente" locale, se ne vieta l'ulteriore diffusione e, contestualmente, si notifica che, in caso di inadempienza, verranno applicate sanzioni quali l'arresto, fino a tre mesi, e l'ammenda, fino a 5 milioni di lire.
Nel mentre prendiamo atto, con soddisfazione, che se le "cose" vengono affrontate con serietà, responsabilità ed impegno, i risultati non mancano, di seguito, riteniamo utile, ad integrazione documentale e dettagliata di quanto succintamente esposto, riportare, così come ci è stato ufficiosamente notificato, il testo integrale del provvedimento adottato dal Garante della Concorrenza e del Mercato.
Gian Piero Calchetti