Ecm: alle associazioni professionali la certificazione dei crediti

I compiti di certificazione dei crediti vanno attribuiti alle associazioni professionali e non alle associazioni tecnico scientifiche. Lo ribadisce l'Aifi dopo la risposta negativa, seppure informale, arrivata alla richiesta di correzione della Bozza d'intesa Stato-Regioni Ecm, prevista dalla Finanziaria 2005. L'errore rilevato nel documento rischia di innescare ulteriori sbagli e di vanificare gli sforzi fatti finora. Se passasse la bozza come è stata elaborata, passerebbe anche questa assurdità: da un lato il ministero della Salute finanzia progetti come il CoGeAPS e implementa dispositivi normativi che riconoscono alle associazioni esclusivamente il ruolo di certificatori, dall'altro nuove norme (come la sopravvenuta bozza) riconoscono alle società scientifiche il ruolo di provider e di controllori dei provider.
In particolare, al punto m del punto 2 ("Ambiti del Piano nazionale dell'Educazione continua in medicina 2005-2007 e del Piano nazionale dell'aggiornamento del personale sanitario") si trova scritto che la certificazione dei crediti è prevista per ordini e collegi ed erroneamente per le "associazioni prive di ordine, sarà eseguita dalle associazioni tecniche scientifiche di cui al DM 31 maggio 2004 che procederanno, d'intesa con il centro nazionale Ecm, alla rilevazione, controllo, e certificazione dei crediti formativi dei propri iscritti".
Le associazioni professionali come l'Aifi hanno assunto il ruolo di "terzietà", distinguendo le loro responsabilità da quelle delle associazioni tecnico scientifiche professionali proprio per differenziare il ruolo di validatori e certificatori dei professionisti che rappresentano (le associazioni professionali), da quello di provider (le società scientifiche).
Alla luce di queste considerazioni, Claudio Ciavatta, rappresentante in Cnfc a nome delle professioni dell'area della riabilitazione, aveva chiesto un'immediata correzione dell'errore, prima dell'approvazione della bozza, o una richiesta di emendamento in tale senso. Ma adesso è arrivata la risposta negativa. Nei prossimi giorni le associazioni delle professioni sanitarie concorderanno una strategia per cancellare questa incongruenza.

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