Cosa ne pensa l'AIFI del "massaggio tonificante da spiaggia"

È proprio vero! Spesso la realtà è più fantasiosa della "finzione", per cui, nel prendere atto di fatti ed eventi nei quali ci imbattiamo nella vita d'ogni giorno, a volte, ci viene il dubbio di star sognando.

Questo è quanto, appunto, c'è accaduto Lunedì scorso 26 Maggio, nel leggere, come annuncio, sulla prima pagina de "Il Messaggero" e, più in grande, sotto un titolo a sette colonne, nella "girata" di pagina 12, un articolo "fantasmagorico" che, parlando di "massaggi alla moda" (cioè, quelli che, alle prime calure, vedono frotte di giovani d'aspetto orientaleggiante, prendersi cura, sulle spiagge, pauca cum pecunia, di glutei, fianchi ed altre cellulitiche "componenti" di bagnanti alla perenne ricerca d'uno stato di forma fisica irraggiungibile), ha messo insieme fantomatiche Associazioni di fisioterapisti e pazienti italiani e di beach massage (quella che, per intenderci, ad Ostia, or sono 12 anni, avrebbe, addirittura, inventato, senza che ce ne avvedessimo, il "palpeggio" da spiaggia), "beach massaggiatori", con tanto di patentino, nonché corsi, full immersion, d'intensa disciplina che, le Regioni, per il benessere dei cittadini-utenti-vacanzieri-balneari, in 400 ore, avrebbero solennemente istituito.

Tutte cose a dir poco risibili se non evidenziassero, invece, una realtà assai seria e preoccupante. Una realtà che, invero, senza che la giornalista che ha scritto il pezzo se ne sia avveduta (forse per scarsa ricerca di fonti informative adeguate), nella misura in cui viene qualificata ed esaltata come strumento di contrasto di un pericoloso abusivismo, per così dire "anarchico-improvvisaiolo" (ci si perdoni la licenza di un, forse, troppo disinvolto neologismo), appare, a sua volta, in tutta chiarezza, almeno per chi conosce normative e leggi sulla salute, nonché pandette sulle professioni e sui profili professionali, "infarcita" dalla testa ai piedi di pericoloso abusivismo, per di più, organizzato.

Non a caso, di questo "pericolo" s'è ben accorto il TG3 nazionale, che ha affidato alla giornalista Francesca Barzini, nipote di Luigi Barzini, grande inviato di guerra, nonché epico protagonista della "Parigi-Pechino", il compito di fare chiarezza in merito, mettendo sull'avviso i telespettatori. Cosa cui ha provveduto nella stessa giornata del 26, attraverso un'intervista telefonica a Mauro Tavarnelli, membro dell'Esecutivo dell'A.I.F.I, nonché responsabile dell'Ufficio giuridico nazionale, che le ha consentito di mandare in onda, alle ore 14, un servizio assai puntuale da cui è emerso che trattare questa materia in modo sostanzialmente empirico e senza i dovuti approfondimenti documentali rischia, da una parte, di aumentare la confusione in un campo in cui, già da tempo, l'abusivismo la fa da padrone e, dall'altra, di disinformare il cittadino sulle severe specifiche professionali di natura sanitaria che debbono avere, per legge, tutti coloro che praticano, appunto, "atti riabilitativi" quali sono, checché se ne pensi, pure i massaggi.

Per questo, l'A.I.F.I., non potendo ignorare un "fenomeno" come quello del massaggio da spiaggia, che espone a gravi rischi la salute di vacanzieri totalmente ignari che questa pratica, a seconda di chi la eserciti, contiene in sé sia potenzialità terapeutiche, sia potenzialità traumatiche, per mano del Presidente Vincenzo Manigrasso, ha letteralmente preso carta e penna ed ha inviato al direttore de "Il Messaggero", Paolo Gambescia, la lettera che segue.

Artemio Sensini

Gentile direttore,

sembra una fatalità. Quando si cerca di coinvolgere un giornale sui problemi dell'abusivismo e della riabilitazione, sui rischi che il cittadino corre ogni volta che si affida a mani inesperte, è pressoché impossibile ricevere dalla stampa la giusta attenzione.

Quando, invece, spunta l'Estate, mutuando l'espressione dall'"attacco" dell'articolo "Beach massage ma con il patentino" della giornalista Elena Castagna (pagine 1 e 12 "Il Messaggero" di Lunedì 26 Maggio, la cronaca si riempie, forse perché fa colore, di tanti piccoli trattati di natura pseudoscientifica, alla portata di tutti, con i quali dietro il pretesto di mettere sull'avviso il vasto pubblico dei vacanzieri circa i pericoli che l'attendono su spiagge, campeggi, ai bordi delle piscine e negli alberghi, se affida le cure della sua bellezza o della sua salute a chi, non avendo "mestieri", improvvisa "trattamenti" e pratiche della più diversa natura (meglio se di sapore orientaleggiante).

Questo preambolo, signor direttore per significarLe la sorpresa e l'imbarazzo che ci ha colti (a parte le molteplici telefonate di protesta giunte in associazione) nel leggere l'articolo di cui sopra. Un articolo che, a parte la forma e la denuncia di un fenomeno su cui sarebbe bene le pubbliche autorità intervenissero con adeguate sanzioni), cita iniziative, corsi ed associazioni che, sotto l'usbergo salvifico delle regioni conferirebbero titolo abilitante a massaggiare lo sprovveduto bagnante di turno.

Non riusciamo a capire dove la brava Castagni abbia attinto tanta dovizia di riferimenti, del tutto ignoti a chi, come noi, per titoli assai sudati, acquisiti sui banchi di scuola in anni ed anni di studio, e per esperienza sul campo, esercita una professione che, tra le altre cose, si occupa appunto della terapeuticità e della traumaticità del massaggio a seconda del fatto che sia fatto da esperti o da improvvisatori.

Ebbene, signor direttore anche se le intenzioni della Elena Castagni fossero state buone (mettere sull'avviso di un pericolo è atto doveroso), il risultato è stato senza alcun dubbio deleterio perché non s'è avveduta che, mentre andava denunciando un fenomeno, grave e diffuso, di libero abusivismo e di pericoloso applicare pratiche pseudo-rilassanti e tonificanti, nella misura in cui si è messa a suggerire di "affidarsi", invece, ad operatori qualificati quali quelli da lei citati, "sfornati", cioè da corsi di fantomatica connotazione professionale, di fatto, ha finito per indirizzare l'ignaro vacanziere balneare verso altrettanto pericoloso abusivismo.

Il massaggio, ovunque lo si pratichi, proprio per i rischi che può comportare, deve essere esercitato esclusivamente da chi, per titoli ed esami, è qualificato a farlo. E secondo le leggi sanitarie vigenti nel nostro Paese, che addirittura tutela la salute del cittadino con l'articolo 33 della Costituzione, gli unici abilitati, fuori o dentro la spiaggia, sono i Fisioterapisti assieme ai Massofisioterapisti che, in termini di professione, sono una categoria ad esaurimento.

Una volta, quando si voleva indicare un personaggio sul quale si poteva fare poco affidamento s'usava dire che era un "tipo da spiaggia"; non vorremmo che questa moda di doverci inventare, per forza, qualcosa d'esclusivo attinente l'ambiente balneare, dopo il "Beach Volley" ci portasse, appunto, al "Massaggiatore da spiaggia".

Distinti saluti

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