“Il tema delle nuove professioni in sanità, tra favorevoli e contrari, non è una questione solo tecnica ma politica”. Così il presidente dell’Associazione Italiana Fisioterapisti che commenta gli emendamenti al Ddl Lorenzin, depositati da diversi schieramenti politici. Se non dovessero essere apportate le modifiche richieste, per Tavarnelli “sarebbe una sconfitta dover ricorrere alla magistratura per decretare se l’iter seguito dal parlamento sia stato rispettoso dei principi di legalità”.
I lavori in Commissione Affari Sociali della camera sul Ddl Lorenzin dovrebbero vedere la settimana prossima la discussione relativa agli articoli che riguardano l’istituzione di nuove professioni sanitarie per i quali Aifi chiede da sempre con decisione alla politica di seguire quanto disposto dalle leggi in vigore.
“La premessa che devo fare – ha spiegato il presidente dell’Associazione Italiana Fisioterapisti, Mauro Tavarnelli – come già affermato in altre occasioni, è che l’Aifi non è assolutamente contraria all’individuazione di nuove professioni sanitarie, ma chiede che ciò avvenga nel pieno rispetto di quanto previsto dall’articolo 5 della legge 43/2006 e non con percorsi creati ad hoc, di volta in volta, per la singola necessità di qualcuno”.
“Che il testo del Ddl Lorenzin approvato dal Senato non sia conforme ai dettami della legge in vigore da 11 anni e che non ci sia condivisione politica circa la volontà di subordinare l’istituzione delle nuove professioni ad un parere tecnico-scientifico (espresso da apposite commissioni, operanti nell’ambito del Consiglio superiore di sanità, di volta in volta nominate dal Ministero della salute) non lo dice l’Associazione – ha continuato Tavarnelli – ma lo dimostrano i numerosi emendamenti presentati da partiti di maggioranza ed opposizione, che hanno tutti l’obiettivo di riportare rispetto delle norme e del buon senso in un testo evidentemente costruito proprio per evitare il vaglio scientifico della proposta”.
“Tutto l’arco parlamentare (Pd e Ncd-Udc compresi) alla Camera – ha aggiunto il presidente Aifi – sta mandando un messaggio forte e chiaro alla Ministra Lorenzin e al Senato che lo ha approvato: attenzione, sarebbe un errore politico grave ignorare le giuste richieste di fare le cose ‘per bene’. In questo caso il ‘per bene’ corrisponde ad una azione della politica rispettosa dei principi di scientificità che devono contare più di qualunque altro elemento quando si parla di sanità e salute. E’ agli atti che i parlamentari dei diversi schieramenti abbiano dichiarato, attraverso gli emendamenti depositati che il tema nuove professioni si, nuove professioni no in sanità non sia più questione meramente tecnica ma politica, da risolvere attraverso una posizione condivisa, mentre qui siamo di fronte a partiti che alla Camera presentano emendamenti che migliorano quanto approvato dagli stessi partiti al Senato”.
Per Tavarnelli questa vicenda sarà una sorta di resa dei conti : “ci dirà – ha sottolineato se siamo un Paese in cui la Politica si fa nel rispetto dei principi costituenti, che ci fanno vivere in uno stato libero e avanzato, democraticamente all’avanguardia, oppure se prevarrà la legge del far-west, dove vince il più forte, in questo caso poteri e interessi di parte”.
I cittadini e i professionisti “hanno bisogno di sapere – ha detto – quale sia, quindi, il motivo per cui non sembrerebbe opportuno procedere al rispetto della Legge 43/2006, che, non dimentichiamolo, prevede anche che la definizione delle funzioni caratterizzanti le nuove professioni avviene evitando parcellizzazioni e sovrapposizioni con le professioni già riconosciute o con le specializzazioni delle stesse”.
Fonte: quotidianosanità