Sconti in Parlamento: dall'equipollenza a due anni di bonus per i laureati in scienze motorie

Parere favorevole allo schema di decreto ministeriale sulla disciplina dei corsi di laurea triennale con il riconoscimento di due anni di corso universitario ai laureati in scienze motorie che vogliano prendere la laurea in fisioterapia. È stato espresso dalla VII commissione Cultura della Camera, nelle cui fila siede il laureato in scienze motorie on. Li Causi relatore del provvedimento che dovrebbe abrogare l'1-septies che è invece stato pubblicamente ringraziato sul sito dell'Unione nazionale chinesiologi poichè "…si è impegnato fino allo stremo per salvaguardare la categoria…"
Il tutto accade mentre il governo pronuncia roboanti proclami sull'abrogazione dell'equipollenza senza in effetti muovere un dito per porre fine a questo vergognoso mercanteggiamento. Giovedì scorso, al termine dell'esame dello schema di decreto ministeriale che dovrebbe qualificare maggiormente i percorsi universitari la commissione ha espresso il parere sui nuovi ordinamenti didattici condizionandone l'approvazione all'abbuono di due anni di studi ai laureati in scienze motorie intenzionati a diventare fisioterapisti. Ma a condizione che sia previsto "un percorso di studi annuale" si legge nel resoconto della seduta della Commissione, "con il riconoscimento dei crediti formativi realizzati al fine di poter conseguire la laurea in fisioterapia, con la possibilità di svolgere la specifica attività professionale, in base all'espletamento del necessario tirocinio, che il governo valuterà in quale forme e modi rendere omogeneo sul territorio nazionale".
È il nuovo pacchetto regalo che si tenta di confezionare in alternativa all'equipollenza e che rischia di livellare verso il basso la formazione, di far saltare i numeri della programmazione, di immettere sul mercato del lavoro laureati di serie A con una formazione adeguata e laureati di serie B che si improvvisano fisioterapisti dopo un corso annuale con grave rischio clinico per i Cittadini ignari di tutto. Nella proposta di quegli stessi nuovi ordinamenti, infatti, un anno di corso equivale a 60 crediti formativi sui 180 previsti dall'intero iter triennale di studi ed è pari soltanto al tirocinio praticato dal futuro laureato.
Dopo il marchiano tentativo operato con l'art.1-septies di omaggiare della laurea in fisioterapia quei laureati in scienze motorie che attualmente esercitano abusivamente la professione, si tenta di giocare un'altra carta e nel frattempo si consente a un comitato ristretto della stessa commissione di tenere in "ostaggio" per mesi il disegno di legge che abrogherebbe la famigerata norma.
La mancanza di chiarezza e la difesa di interessi particolari che una certa classe politica sta tentando di far prevalere, rischiano di mettere in ombra l'azione di quella maggioranza di parlamentari e politici che si sono chiaramente espressi contro queste logiche e che tuttavia rischiano di apparire accondiscendenti se alle parole non faranno seguire immediatamente atti concreti.
Dove sono finiti i tanti impegni presi di fronte agli elettori da parlamentari della maggioranza e dell'opposizione e da componenti del governo sull'abrogazione dell'1-septies? Dove sono finite le promesse pubbliche dei deputati Gianni Mancuso e Luciano Violante? Dove sono finiti l'appoggio più volte dato all'abrogazione dai sottosegretari all'Università e alla ricerca Nando Dalla Chiesa e alla Salute Gian Paolo Patta? Che fine hanno fatto le promesse di equilibrio e correttezza che ci ha sempre garantito il Presidente della commissione? Dov'è il governo?
I laureati in scienze motorie seri hanno capito che se intendono esercitare la professione di fisioterapista devono accedere al relativo corso di laurea dove hanno la possibilità di vedersi riconosciuti i crediti formativi secondo le vigenti regole universitarie ed imparare seriamente la professione.
I fisioterapisti si oppongono e respingono fermamente soluzioni pasticciate e sono pronti ad azioni di lotta dura e a chiedere l'intervento di tutti i soggetti firmatari del manifesto per il "NO all'equipollenza".

Torna in alto