Manigrasso scrive ad Antonio Lubrano sulla trasmissione "Uno Mattina" dedicata all'abusivismo in riabilitazione

Gent.mo Dottor Lubrano,

sabato 27 settembre, impegnato nell'apertura di un importante convegno a Vicenza su temi inerenti le "Reflessoterapia" cui hanno partecipato numerosi esperti, fisioterapisti e medici, sono stato prontamente informato da alcuni colleghi, sui contenuti della Sua interessante rubrica posizionata all'interno del palinsesto di "Uno Mattina".

Nella giornata successiva, messo in condizione di visionare la registrazione, sono rimasto, al contempo, sorpreso, soddisfatto e dispiaciuto.

Sono rimasto sorpreso perché non mi aspettavo che avrebbe trattato le problematiche dei Fisioterapisti e dell'Abusivismo in Riabilitazione che, istituzionalmente, molto mi competono.

Sono rimasto soddisfatto perché, pur negli spazi brevi della trasmissione, tali problematiche sono state ben affrontate.

Sono rimasto, invece, dispiaciuto per non essere stato invitato.

Questo, mi perdoni la presunzione e l'immodestia, in quanto ritengo che, in veste di Presidente nazionale della più importante, storicamente affermata (si è costituita nel 1959) ed agguerrita Associazione italiana di Fisioterapisti (l'unica riconosciuta dall'Organizzazione Mondiale di categoria, di cui, per l'Area europea, ha, per molti anni, con il Responsabile degli Esteri, ricoperto la Vicepresidenza vicaria), un invito mi fosse sostanzialmente dovuto.

Non solo: l'A.I.FI. (già A.I.T.R.), praticamente dalla costituzione, pressoché in disarmante solitudine, ha condotto, senza mai demordere, una campagna ad oltranza contro l'Abusivismo in Riabilitazione, raccogliendo firme in piazza durante la "Giornata Mondiale della Fisioterapia" (cade il 10 di Settembre), sporgendo denunzie circostanziate a Procure della Repubblica e Nuclei Antisofisticazione dell'Arma dei Carabinieri, segnalando, insieme all'A.N.V.A.R. (Associazione Italiana delle Vittime dell'Abusivismo in Riabilitazione, fenomeno tutto italiano), ai presidi ospedalieri, pubblici e privati, i rischi d'impiegare personale non provvisto dei giusti titoli riabilitativi.

Di più: l'A.I.FI., con raro senso etico-professionale, si è dotata, seguendo le indicazioni specifiche del Tribunale per i Diritti del Malato, di un Codice Deontologico che non ha eguali tra le altre professioni sanitarie, così come ha stipulato con le Associazioni dei disabili speciali convenzioni; convenzioni che hanno visto il nostro sodalizio stringere un patto di stretta e reciproca collaborazione con la F.I.S.H. (Federazione Italiana per il Superamento degli Handicap).

Se fossi stato invitato avrei potuto dire che, considerata la nostra lunga esperienza e le nostre tante battaglie contro l'Abusivismo, l'unico strumento di reale contrasto è l'istituzione di un Ordine (chiedere all'operatore pubblico il tesserino di identificazione professionale non basta perché, nella massima parte dei casi, è fuori dai presidi ospedalieri che alligna l'Abusivismo), in quanto l'Ordine, cui, per legge, è fatto obbligo iscriversi, di fatto è l'unico luogo fisico in grado di informare l'utente, anche solo attraverso una semplice telefonata, se la persona o l'operatore al quale ha affidato, o sta per affidare gli esiti della propria salute, è un Fisioterapista ovvero un millantatore.

Peccato, dottor Lubrano, che Lei, insieme al Professor Santilli della SIMFER ed al Dottor Inglese del Tribunale per i Diritti del malato, abbia invitato, in mia vece, il Fisioterapista Falcioni della Federazione Italiana dei Fisioterapisti che sta al cospetto dell'Associazione Italiana dei Fisioterapisti come un piccolo sindacato autonomo al cospetto delle tre confederazioni sindacali.

Nella speranza che, in altra occasione, vorrà rimediare a questa piccola "svista", dichiarandomi, già da oggi, a Sua disposizione, molto distintamente La saluto e La ringrazio per aver, comunque, trattato dei Fisioterapisti e del grave problema dell'Abusivismo.

Vincenzo Manigrasso
Presidente Nazionale A.I.FI.

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