La Fif è davvero rappresentativa dei fisioterapisti? L'Aifi chiede verifiche al Ministero della salute

Nelle scorse settimane l'Aifi ha inoltrato al ministero della Salute la richiesta di rivedere il riconoscimento attribuito anche alla Fif, quale associazione professionale rappresentativa della professione di fisioterapista. Un'istanza dettata dai gravi fatti avvenuti all'università di Chieti, dove un consistente numero di candidati al riconoscimento creditizio iscritti alla Fif si è rivelato in possesso di titoli non abilitanti all'esercizio della professione di fisioterapista. A questo proposito il presidente nazionale dell'Aifi Vincenzo Manigrasso ha spiegato: "Dopo la giusta decisione dell'ateneo abruzzese, la nostra richiesta di intervento rivolta al ministero della Salute era un atto dovuto. L'iniziativa è maturata dopo che la stessa Fif, attraverso il proprio sito Internet, si è vista costretta a declassare al rango inferiore di semplici soci 'aderenti' più di 150 soci 'ordinari' una volta che era stata l'Università di Chieti ad accertare che i loro titoli non erano abilitanti". "Un'associazione che aspiri a essere rappresentativa della professione" ha aggiunto Manigrasso, "ha l'obbligo morale di garantire che i titoli posseduti dai suoi aderenti siano idonei all'esercizio della professione. Si possono anche ammettere errori di controllo, ma solo se sono sporadici. Quando invece, come in questo caso, si iscrivono centinaia di persone il cui titolo è stato dichiarato non abilitante da un tribunale amministrativo, il fatto denota inadempienze ben più gravi di cui, a nostro giudizio, il Ministero della Salute non può non tenere conto ai fini del riconoscimento del diritto di rappresentatività. A questo punto restiamo in attesa di conoscere le decisioni del caso".

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