Il GIS Sport su Quotidiano Sanità: Lo sport è libertà: non medicalizziamolo!

Gli italiani hanno bisogno di fare attività fisica, ma l’attività motoria e lo sport non sono in assoluto né una terapia né un’attività sanitaria. La Conferenza delle Regioni rifletta sul documento che prevede la possibilità da parte del medico dello sport di "prescrivere l’esercizio fisico" come fosse un farmaco

Gli italiani hanno bisogno di fare attività fisica, ma l’attività motoria e lo sport non sono in assoluto né una terapia né un’attività sanitaria. La Conferenza delle Regioni rifletta sul documento che prevede la possibilità da parte del medico dello sport di “prescrivere l’esercizio fisico” come fosse un farmaco

Il Gruppo di Interesse Specifico dell’Associazione Italiana Fisioterapisti che si occupa della Fisioterapia nello e per lo sport da sempre è al fianco degli atleti e degli sportivi e ben esprime l’attitudine della Fisioterapia a promuovere il movimento come quintessenza dell’essere umano e della sua partecipazione attiva alla società, anticipando spesso quanto poi descritto dall’OMS nel 2001 con l’International Classification of Functioning, Disability and Health.

Ci sentiamo quindi particolarmente coinvolti dal recente documento, portato all’attenzione della Conferenza Regioni e Provincie Autonome (1) (vedi documenti a fondo pagina), sulla possibilità da parte di un medico (in questo caso lo specialista in medicina dello sport) di prescrivere l’esercizio fisico “…finalizzato al mantenimento e al miglioramento dello stato di salute, alla terapia del soprappeso e dell’obesità, al trattamento di pazienti con malattie metaboliche, cardiovascolari, dell’apparato muscolo-scheletrico, o con altre patologie croniche nelle quali sia dimostrata l’utilità di un regolare esercizio fisico personalizzato (concetto di sport-terapia)…” (1) cit.

L’utilizzo dei termini sport e terapia non è nuovo alla Fisioterapia e da sempre rappresenta, per chi cura il movimento e usa il movimento per curare, uno strumento terapeutico; al contrario, l’utilizzo del termine “terapia” è sicuramente almeno confondente se abbinato a professionisti non sanitari.
I Cittadini Italiani hanno effettivo bisogno di fare maggiore attività fisica in generale ed il documento in questione pare tenda in alcuni tratti a questo che riteniamo obiettivo irrinunciabile.
Tuttavia, la proposta pare sottendere ad un ragionamento programmatico ed a concetti che riteniamo superati e da non sottoscrivere.

Lo sport e l’attività fisica generale sono attività libere, ludiche e di relazione, con indubbi benefici sulla salute dell’individuo, tanto da essere necessarie per ognuno ed è sicuramente compito di una Società matura provvedere che tutti gli individui, anche quelli più in difficoltà, possano accedervi.
Così come è doveroso che tali attività vengano considerate seriamente, condotte da professionisti competenti, tutelate dal punto di vista sanitario con percorsi standardizzati.

Ma quello che invece è il rischio che consegue al ragionamento della proposta citata è la medicalizzazione dell’attività sportiva e motoria, cosa che a nostro avviso, da professionisti sanitari, è assolutamente da evitare.
L’esercizio fisico ed il movimento utilizzati a fini terapeutici esistono già e sono prerogativa proprio del lavoro del Fisioterapista.

Negli ultimi decenni l’evoluzione culturale e scientifica ha portato, in ambito sanitario, uno spostamento dei focus e degli outcomes sanitari dai concetti di malattia, menomazione e patologia a quelli di persona, disfunzione e di abilità diversa. La cultura socio-sanitaria e preventiva ricopre sempre più un ruolo centrale nei  piani sanitari nazionali, regionali, del piano nazionale della prevenzione 2010/2012 e delle recenti Linee guida per la riabilitazione 2011.
Secondo quest’ultimo documento, scopo dell’intervento riabilitativo “…è ‘guadagnare salute’, in un’ottica che vede la persona con disabilità e limitazione della partecipazione non più come ‘malato’, ma come ‘persona’ avente diritti…”.(2)cit.

L’obiettivo di ‘guadagnare salute’ è espresso anche nel “Piano nazionale della prevenzione” (2010-2012). In esso si sottolinea ed enfatizza “…il ruolo dell’attività fisica nel promuovere non solo il benessere nelle persone sane, ma anche l’azione fondamentale di contrasto nel determinismo della cronicità e disabilità…”.(3)cit Viene inoltre considerato come assodato che “…nelle malattie croniche la sedentarietà diventa il minimo comune denominatore che accelera il processo di disabilità…” (3)cit.

E’ inevitabile prendere atto che tutti i sopracitati documenti sono influenzati oltre che dalla crescente cultura del Benessere e della Salute della Persona, anche dalla crisi finanziaria originatasi negli Stati Uniti D’America nell’agosto 2007 e dalla successiva recessione economica mondiale che ha comportato, per l’Italia, la necessità di ridurre tutti i capitoli di spesa, incluso quello sanitario e sociosanitario.
Per quanto riguarda l’ambito riabilitativo, la progressiva crescita della richiesta di prestazioni e la contemporanea necessità di contenimento delle spese a carico dei sistemi sanitari regionali, hanno portato il legislatore e gli amministratori locali a “…un approccio educativo al paziente finalizzato a consegnare allo stesso strumenti conoscitivi ed operativi per una corretta autogestione delle proprie problematiche in un’ottica di desanitarizzazione (“attività fisica adattata” e criterio del “coinvolgimento attivo dell’utente”) …” (2)cit.

Esiste anche, lo scrivevamo, la necessità di promuovere l’attività fisica generale anche per i soggetti che hanno più difficoltà ad accedervi, e proprio in merito alla c.d. Attività Fisica Adattata (AFA), il Ministero della Salute ha recentemente definito e delimitato, dopo un attento lavoro di sintesi condiviso con le professioni coinvolte, gli ambiti e le caratteristiche di tale attività motoria. Il Ministero ha così nuovamente chiarito come i percorsi di attività adattata non siano percorsi sanitari bensì abbiano “…il compito di ricondizionare al termine della riabilitazione, combattere l’ipomobilità, favorire la socializzazione e promuovere stili di vita più corretti…” (4)cit.
Sia le Linee guida per la riabilitazione che il documento ministeriale citato poc’anzi, confermano come la terapia sia competenza specifica delle professioni sanitarie e, nello specifico, come la rieducazione funzionale sia competenza dei fisioterapisti.

In nessuno di questi documenti ministeriali viene assegnato all’AFA l’obiettivo del miglioramento dello stato di salute , come invece nella proposta in oggetto.(1) Nel medesimo documento si rintracciano, più volte, l’utilizzo dei termini “paziente” e “programma terapeutico” collegati alla prescrizione di esercizio fisico.
Tali affermazioni potrebbero risultare fuorvianti per i lettori che si sentirebbero così autorizzati a ritenere erroneamente tali percorsi come sanitari.
L’attività motoria e, in particolare, lo Sport non sono in assoluto  né una terapia né un’attività sanitaria, benché la correzione degli stili di vita sia un’attività preventiva necessaria e fondamentale per tutte persone, ivi incluse quelle con disabilità e problematiche fisiche pregresse già stabilizzate.

A nostro avviso meglio sarebbe che, sotto l’attenta guida degli specialisti in Medicina dello Sport, si  programmassero campagne informative nazionali tali da incentivare, e rendere praticabili a tutti, le differenti attività ludico-sportive.
Riteniamo, pertanto, fondamentale non medicalizzare lo sport che, per ogni persona, è relazione, sviluppo, piacere, integrazione sociale, gioco, evitando di porre ulteriormente al centro di ogni percorso il professionista, piuttosto che il Cittadino.
In Germania, nell’attuale dibattito politico pre-elettorale, il partito dei Verdi locale ha proposto di istituire “per legge” un giorno vegetariano nelle mense pubbliche.
Il popolo tedesco, di solito ligio alle regole, si è sollevato: il benessere va bene, ma per legge, no.
Riteniamo che, su affermazioni come “prescrivere l’esercizio fisico come un farmaco” ci si debba riflettere.

Carlo S. Ramponi
Presidente nazionale GIS Sport – AIFI

Documentazione
1. Il nuovo ruolo della medicina dello sport rivisitazione dei protocolli di idoneità all’attività  sportiva agonistica e non agonistica, 2013

2. Piano di indirizzo per la riabilitazione, 2011

3. Piano nazionale della Prevenzione 2010-2012

4. Documento finale del tavolo di lavoro istituito presso il ministero della salute tra laureati in fisioterapia e laureati in scienze motorie

Fonte: Quotidiano Sanità

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