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Fisioterapisti a censimento: in Italia sono 65mila. Uno su 10 trova lavoro entro un anno

Quanti sono i fisioterapisti in Italia? A fare la conta ci ha pensato Aifi, l’Associazione italiana fisioterapisti: la stima ottenuta, grazie alla ricerca sui dati a disposizione, è di 64.866 professionisti ed è contenuta nel “Modello previsionale 2015-2035” primo passo necessario a determinare il fabbisogno formativo per l’anno accademico 2017-2018.

I numeri di questa grande realtà sono stati presentati in una conferenza stampa a Roma, che ha visto, accanto al presidente dell’Aifi, Mauro Tavarnelli, e ai responsabili della Formazione di Base e della Formazione universitaria, Rosario Fiolo e Roberto Marcovich, la partecipazione di importanti rappresentanti del ministero della Salute e dell’Istruzione, e di parlamentari di vari schieramenti: Franco Cardiello (FI), Luigi D’Ambrosio Lettieri (Conservatori e Riformisti) e Luigi Gaetti (M5S). Sono poi intervenuti anche Gianluca Mezzadri, coordinatore nazionale per le Professioni sanitarie della FP Cgil, e Sabrina Nardi, vice coordinatore nazionale di Cittadinanzattiva-Tdm.

Non sono state poche le difficoltà incontrate nel seguire il modello proposto dal ministero della Salute per la cronica assenza di quello che permetterebbe di avere dati certi in materia di censimento: l’ordine professionale. Le banche dati disponibili infatti non sono esaustive, ma collegando i dati forniti dal CoGeAPS, quelli dell’Istat e l’indagine svolta in proprio da Aifi, si è giunti a un dato complessivo condiviso con il ministero.

Il censimento realizzato da Aifi è ancora in fase di sviluppo per individuare il numero preciso di fisioterapisti formati da tutti gli enti previsti dai precedenti e attuali livelli, sia regionali che universitari. L’assenza di un ordine professionale impedisce però di conoscere il reale numero di coloro che, pur essendo in possesso di un titolo abilitante, esercitino realmente la professione, la loro età e quindi la data presunta di pensionamento, altro elemento necessario per una previsione formativa precisa.

E ci sono invece buone notizie per la ricerca del lavoro: i dati a disposizione sono quelli di Almalaurea e riportano un tasso di occupazione di quasi il 90% entro un anno. Anche l’Istat li colloca in testa alle professioni più richieste.
Siamo all’inizio di questo lavoro, ma almeno abbiamo dei dati di partenza su cui costruire il percorso futuro che dovra’ vederci impegnati, soprattutto, a definire il rapporto ‘ideale’ tra fisioterapisti e popolazione. Dai dati attuali, il rapporto tra fisioterapisti e popolazione e’ di 97 per 100.000 abitanti, secondo i dati Istat, mentre è leggermente più alto dai dati ricavati dalla indagine AIFI attestandosi su 107 per 100.000. Questo rapporto, così come indicato dal ministero della Salute deve tenere conto di due fattori fondamentali: l’evoluzione della domanda

di salute dei cittadini e i Modelli organizzativi approntati per risolverli. Intanto Eurostat ci colloca al decimo posto in Europa, con i Paesi più avanzati che ci precedono presentando un rapporto variabile da 104 a 247 fisioterapisti per 100mila abitanti.
Dunque per definire il giusto rapporto nel prossimo futuro, andrà considerata anche la domanda di salute della popolazione. I cittadini, infatti, invecchiano sempre di più e presentano problematiche legate a disabilità, non autosufficienza, cronicità, ma il fisioterapista riveste un ruolo fondamentale non solo nella cura, nella riabilitazione e nella palli azione ma anche nella prevenzione delle patologie, dando importanza alla pratica di stili di vita sani e corretti con esercizi attivi. Su questi temi occorrerà continuare ed intensificare il confronto con il ministero della Salute ma anche con quello dell’Università, mentre a livello locale gli interlocutori sono gli Assessorati alla Salute e le Università.

Per avere dati certi, è fondamentale e indispensabile in ogni caso, avere un Ordine come strumento di governo delle professioni sanitarie: tesi che AIFI sostiene da tempo.
«Questo numero non esisteva, ma esistevano dei dati su cui ognuno poteva dire la sua all’interno del calderone. Finalmente abbiamo fatto chiarezza per riuscire a capire quali sono le carenze nel settore e migliorare così i servizi ai cittadini», ha detto il presidente dell’AIFI, Mauro Tavarnelli. «Le carenze registrate nei numeri sono importanti- ha aggiunto – soprattutto perché manca l’obbligo di iscrizione non esistendo un Ordine professionale». Su questo versante, l’auspicio è che il ddl Lorenzin vada «in porto entro questa legislatura per avere in futuro la certezza dei dati». Dati che andranno quindi “raffinati” per avere un identikit del professionista. «Dobbiamo cioé entrare nel dettaglio capendo quanti dei circa 65mila fisioterapisti sono uomini o donne, quanti veramente esercitano dopo la formazione e anche quanti sono vicini al pensionamento. Infatti- ha concluso Tavarnelli- se si vuole programmare veramente il numero dei fisioterapisti necessari a garantire la salute dei cittadini, bisogna contare quanti da qui a poco tempo smetteranno di lavorare. Ci aspetta un impegno importante, con la speranza che arrivi un Ordine a fornire dati certi».

fonte: sole 24 ore sanità

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