Brescia oggi: fisioterapisti sul piede di guerra

BRESCIA OGGI

Categoria in subbuglio dopo che la legge ha stabilito l'equipollenza con la laurea in scienze motorie.
Fisioterapisti sul piede di guerra: "I docenti di educazione fisica non hanno le nostre competenze sanitarie"

Riabilitazione nelle mani di un professore di educazione fisica?
Ai fisioterapisti non va proprio giù. Fa discutere anche a Brescia l'articolo 1 – septies della legge 3 febbraio 2006 numero 27, approvata dal Parlamento, che recita: "Il diploma di laurea in Scienze motorie è equipollente al diploma di laurea in Fisioterapia se il diplomato abbia conseguito attestato di frequenza ad idoneo corso su paziente, da istituire con decreto ministeriale, presso le Università".
"Contro questa proposta si sono immediatamente levate le grida di molti senati accademici, dei sindacati, delle associazioni dei malati – spiega il fisioterapista camuno Gianni Melotti, socio Aifi – oltre a quelle dei rappresentanti della categoria che, in tutta Italia, sono scesi in piazza per spiegare la pericolosità del provvedimento ai cittadini". E l'Aifi, Associazione italiana fisioterapisti, è sul piede di guerra. "Con una norma di tre righe, nascosta tra le pieghe di un decreto di fine legislatura, è passata una legge che mette a rischio la salute dei cittadini, perché tenta di affidare la riabilitazione a laureati che seguono un corso di laurea che non prevede l'acquisizione di alcuna competenza sanitaria, ed è privo di qualunque abilitazione all'esercizio di professione sanitaria – dice una nota -. Ciò significa che un operatore che da sempre lavora sulle persone sane attraverso il potenziamento di muscoli e che nulla conosce delle persone ammalate e delle loro patologie potrebbe addirittura arrivare ad occuparsi della riabilitazione dell'ictus, della sclerosi multipla, delle fratture, del parkinson, dei bambini con spasticità e via dicendo".
In Lombardia i fisioterapisti sono tra i 6 e i 7 mila. "Brescia e
provincia conta non meno di 350-400 laureati, ne sforna un'ottantina
all'anno. Ma oggi, con l'aziendalizzazione della sanità, la richiesta sta calando e trovare un posto diventa sempre più difficile", commenta Giuseppe Plebani, già presidente della sezione bresciana dell'Associazione terapisti per la riabilitazione, oggi Aifi. Plebani invita però alla cautela: "L'articolo c'è, ma è stato passato all'ordine del giorno dal governo che si è preso l'impegno di rivederlo". Non è da escludere che la rotta venga corretta.
Tant'è che già una decina di giorni dopo l'approvazione, la stessa maggioranza ha depositato un emendamento abrogativo alla Camera, dichiarato inammissibile non tanto per il merito, quanto per motivi prettamente burocratici.
Fino ad oggi il laureato in scienze motorie aveva una sola possibilità di diventare fisioterapista: sostenere le selezioni per entrare nel corso di laurea e frequentarlo, vedendosi eventualmente riconosciuti alcuni crediti. Ma nella sostanza, incalza Melotti, si tratta di due percorsi disuguali, sovrapponibili al massimo per il dieci per cento degli esami. Il rischio? Che "alle case di cura e agli ospedali si presentino professori di educazione fisica che dicono di essere equipollenti e chiedono l'assunzione". "Le principali organizzazioni di tutela della salute del cittadino – incalza l'Aifi – hanno già denunciato il rischio per la qualità e la sicurezza delle prestazioni". "La nostra federazione ha a cuore la salute del cittadino, e ha ben chiaro il ruolo e la valorizzazione necessaria per le due distinte figure. Tant'è che ha di recente aperto le porte ad entrambe. Purtroppo, pare che non sia altrettanto netta la distinzione per il sistema governativo", spiega il bresciano Maurizio Casasco, presidente della Federazione medico sportiva
italiana. "La bozza di istituzione di ordine professionale sul tavolo del ministro, per quanto riguarda le scienze motorie – continua Casasco – non trova il gradimento della Fmsi. Crediamo che ai laureati vengano assegnate competenze troppo imprecise". Se è vero che il ruolo del medico sportivo è di prescrivere l'attività motoria, spetta a chi ha studiato scienze motorie somministrarla; diversa ancora è la funzione del fisioterapista, che ha invece competenze sanitarie specifiche. Le due professioni, pur operando in un'area simile, prendono le mosse da percorsi di studio completamente diversi. "Se questo articolo trovasse applicazione metterebbe in difficoltà anche i laureati in scienze motorie, a cui verrebbero assegnate "a valle" competenze in campo sanitario, per le quali non sono stati formati".
I fisioterapisti, intanto, sono pronti a scendere in piazza per chiedere che il tanto contestato articolo 1 – septies sia abrogato e non trovi applicazione. Le tre sigle sindacali, le associazioni che riuniscono gli operatori e molte altre realtà del settore hanno indetto per il 21 marzo una grande manifestazione nazionale a Roma. Intanto stasera alle 20, in contemporanea con analoghi appuntamenti che si terranno a Milano, Firenze, Torino e Roma, i fisioterapisti di Brescia e provincia si incontreranno all'aula convegni della "Domus Salutis" per fare il punto della situazione. All'ordine del giorno, oltre alla discussione sull'articolo 1 septies, c'è anche un approfondimento sulla legge 43 del 1 febbraio 2006, che delega il Governo all'istituzione di Ordini e Albi per le professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e Della prevenzione.

Natalia Danesi

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