Benessere organizzativo e motivazione al lavoro nei fisioterapisti

Nadia Rania*, Aurora Pratesi**, Donatella Cavanna***, Ilaria Coppola*
* Professore associato in Psicologia sociale, Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Genova
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*** Professore ordinario, Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Genova
**** Dottorando di ricerca in Scienze Sociali, Università di Genova

Il “benessere organizzativo” è “la capacità di un’organizzazione di promuovere e mantenere il più alto grado di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori in ogni tipo di occupazione” (Avallone & Bonaretti, 2003, 24). Questa breve premessa teorica ha costituito la motivazione della presente ricerca i cui obiettivi specifici sono stati quelli di analizzare il benessere organizzativo e la motivazione al lavoro dei fisioterapisti dipendenti di strutture pubbliche, private o liberi professionisti. E’ una ricerca di tipo quantitativo, effettuata tramite un questionario self-report somministrato on-line ai fisioterapisti, teso a cogliere i diversi aspetti che concorrono a definire il benessere organizzativo nella sua complessità. che è stata recentemente condotta tra i fisioterapisti italiani con la mediazione dell’associazione. Per l’effettuazione dell’indagine, è stato determinante il coinvolgimento dell’associazione AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti), che tramite il collegamento a un link inviato per e-mail e anche predisposto nel sito dell’associazione, ha consentito ai soci, ma anche ai non soci, la partecipazione alla raccolta dati. L’indagine è stata condotta assicurando ai partecipanti la riservatezza e l’anonimato in accordo con le leggi sulla privacy e in conformità al Decreto Legislativo 30 giugno 2003 n. 196 “Codice in materia di protezione dei dati personali”.
Alla ricerca hanno preso parte 148 fisioterapisti: 32,4% uomini e 67,6 % donne, il 73,5% dei quali risiede nel Nord Italia, il 17.7% nel Centro e l’8,8% nel Sud. Di essi, il 60,8% lavora come dipendente ed il 39,2% come libero professionista; il 45,3% dei partecipanti opera nel settore pubblico, il 58% nel settore privato.

Materiali e Metodi

Poiché il benessere organizzativo è un concetto ampio, che contiene al suo interno varie dimensioni (motivazione al lavoro, engagement lavorativo, soddisfazione lavorativa, burnout e anche noia), è stato necessario utilizzare diverse scale validate in letteratura. Tra gli strumenti utilizzati, inoltre, ne è stato previsto uno finalizzato a valutare lo stato di benessere generale dell’individuo, che si può cogliere attraverso la soddisfazione generale che esprime per la propria vita (Pavor & Diener, 1993).
In particolare, sono state utilizzate: a) la scala del Work engagement (Balducci, Fraccaroli, Schaufeli, 2010) che valuta l’impegno lavorativo, che viene misurato tramite tre scale: Energia, Dedizione, Assorbimento; b) la scala di Burnout (Sirigatti, Stefanile, Menoni, 1988), con la quale si chiede al soggetto di valutare la frequenza e l’intensità con cui sperimenta sintomi, effetti e stati emotivi connessi con il suo lavoro. Questa scala è composta da tre dimensioni: Esaurimento emotivo, Depersonalizzazione, Realizzazione lavorativa; c) la scala multidimensionale di motivazione al lavoro (Battistelli, Galletta et al., 2014), che misura la motivazione al lavoro andando ad indagare tre dimensioni specifiche: Demotivazione, Identificazione, Motivazione Intrinseca; d) la scala sulla noia in relazione al lavoro (van Hoof Madelon e van Hoof Edwin, 2017), che esamina la soddisfazione dei bisogni legati al lavoro e la qualità della motivazione del lavoro come meccanismi alla base della noia; e) la scala di soddisfazione del bisogno di base legata al lavoro (Work-related Basic Need Satisfaction; Broeck, Vansteenkiste et al., 2010), che valuta in che misura gli intervistati sperimentano tre dei bisogni universali che normalmente vengono soddisfatti tramite il lavoro: Autonomia, Competenza, Aspetti relazionali; infine, f) la scala di soddisfazione di vita (Diener, 1985), sviluppata per valutare la soddisfazione dell’intervistato per la propria vita nel suo insieme.

Risultati

Per l’analisi dei dati è stato utilizzato il pacchetto statistico SPSS.
La prima dimensione indagata è stata quella dell’impegno lavorativo (Work engagement) dalla quale emerge un punteggio medio superiore alla media teorica della scala, che evidenzia così un elevato grado di impegno lavorativo dei fisioterapisti, con un risultato particolarmente significativo per quanto riguarda la dimensione della dedizione. Per quanto riguarda il burnout, i partecipanti ottengono un punteggio medio inferiore alla media teorica della scala di esaurimento emotivo e un punteggio medio superiore alla media teorica di realizzazione lavorativa; emerge quindi da questo dato un buon livello di realizzazione lavorativa. La motivazione al lavoro dei fisioterapisti risulta avere più un profilo intrinseco che estrinseco (vale a dire una motivazione legata a valori personali, oltre ad un interesse tecnico per la professione), mentre la dimensione della demotivazione e la motivazione estrinseca (che è divisa in esterna sociale ed esterna materiale) ottengono punteggi medi inferiori alla media teorica della scala.
Punteggi superiori alla media teorica della scala troviamo anche quando andiamo a misurare la soddisfazione del bisogno di base legato al lavoro, che era distinto in Autonomia, Competenza e Aspetti relazionali. Possiamo quindi affermare che i partecipanti allo studio dimostrano una buona soddisfazione dei bisogni lavorativi. Anche la noia non risulta una dimensione significativa in questa professione, e la soddisfazione di vita, indagata per valutare un aspetto di benessere generale del fisioterapista, ottiene nuovamente un punteggio medio superiore alla media teorica, consentendoci quindi di affermare che i partecipanti dimostrano una buona soddisfazione di vita.
Come era prevedibile, risultano anche correlazioni positive tra la competenza, la percezione di autonomia e la realizzazione lavorativa. Particolarmente interessanti le differenze tra i fisioterapisti dipendenti e i liberi professionisti. I dipendenti ottengono valori medi inferiori in quasi tutte le dimensioni indagate, in particolare nelle dimensioni di autonomia, engagement generale e motivazione esterna materiale, oltre che di burnout. Un’altra differenza emerge se andiamo a confrontare i liberi professionisti con i fisioterapisti che lavorano nel settore privato; anche qui la differenza riguarda la dimensione di autonomia, engagement generale, motivazione intrinseca e motivazione estrinseca materiale, mentre in questo caso non emerge rispetto alle altre dimensioni di benessere generale, quali noia, demotivazione, frequenza di esaurimento emotivo nel burnout.

Conclusioni

Come abbiamo scritto in premessa, questo studio aveva lo scopo di analizzare il livello di benessere e di motivazione al lavoro dei fisioterapisti italiani, sia dipendenti (pubblici o privati) sia liberi professionisti. Questa ricerca rappresenta una novità nel settore, poiché le scale utilizzate non sono mai state somministrate ai fisioterapisti eccetto la Maslach Burnout Inventory (MBI). Dai risultati emerge una fotografia interessante della categoria, che si caratterizza per un elevato grado di impegno lavorativo, in accordo con precedenti ricerche secondo cui l’impegno lavorativo promuove la realizzazione e la soddisfazione “lavorativa” (De Simone, Cicotto, Pinna, Giustiniano, 2016; Bailey et al., 2017; Del Libano et al., 2012) oltre che la soddisfazione di vita.
Sappiamo anche, poiché è dimostrato da numerosi studi (Airila, Hakanen, Schaufeli, Luukkonen, et al., 2014; Van den Broeck, Ferris, Chang e Rosen, 2016), che l’impegno lavorativo correla positivamente con le dimensioni (autonomia, competenza e aspetti relazionali) valutati dalla scala Work-related Basic Need Satisfaction che abbiamo utilizzato. Queste dimensioni sono considerate le vere “risorse lavorative” e sono accostate da tanti autori ad altri importanti aspetti dell’impegno lavorativo, quali: la varietà e la significatività del compito, gli obiettivi sfidanti, le possibilità di apprendimento e di crescita (Halbesleben, 2010; Christian, Garza & Slaughter, 201), aspetti che possono essere associati alla motivazione intrinseca.
Per quanto riguarda il burnout, se si considerano come valori di riferimento quelli definiti da Sirigatti e Stefanile (1993) nell’adattamento italiano alla scala e relativo agli operatori della Sanità, i risultati delle sotto-dimensioni Esaurimento Emotivo e Depersonalizzazione, per i fisioterapisti di questo studio, sono da classificarsi in un livello medio di burnout, che viene mitigato dalla presenza di elevata Realizzazione Personale.
Se confrontiamo i risultati ottenuti dai fisioterapisti in questa ricerca con altre categorie professionali, rileviamo valori significativamente inferiori rispetto agli infermieri relativamente all’intensità di Depersonalizzazione e di Esaurimento Emotivo e superiori per quanto concerne la Realizzazione personale, evidenziando pertanto un buon livello di adattamento e motivazione al proprio lavoro.
Rispetto alla motivazione al lavoro, è stato trovato come i fisioterapisti esaminati in questo studio siano guidati prevalentemente dalla motivazione intrinseca al lavoro e da altre due dimensioni (motivazione identificata e motivazione introiettata) che, nell’insieme vanno a costituire il profilo del lavoratore altamente motivato. I risultati di questo studio mostrano, inoltre, un basso livello di noia tra i fisioterapisti partecipanti. Per quanto riguarda, invece, il confronto tra le diverse tipologie di lavoro (pubblico/privato), i risultati ottenuti sono in linea con altre ricerche che evidenziano che i dipendenti pubblici presentano livelli più elevati di insoddisfazione per il proprio lavoro rispetto ai dipendenti privati; maggiori livelli di burocrazia, potenziali conflitti interni e limitata possibilità di realizzazione espone i dipendenti pubblici a stress, influenzando la loro motivazione, l’impegno e la soddisfazione lavorativa (Baldwin e Farley, 2001; Rainey, 1989; Steel e Warner, 1990).
In particolare, l’analisi dei dati di questo studio ha mostrato che i fisioterapisti dipendenti pubblici sono esposti più di frequente al fenomeno del burnout, rispetto ai liberi professionisti, e possiedono inoltre un livello di impegno lavorativo, percezione di autonomia e di motivazione esterna materiale meno elevata rispetto ai liberi professionisti. Risultati analoghi sono emersi dal confronto tra i fisioterapisti che operano nel settore pubblico e quelli che operano nel privato. Nell’insieme emerge tuttavia, seppur nell’esiguità del numero dei partecipanti rispetto all’universo teorico dei professionisti raggiunti dalla richiesta di partecipare alla ricerca, il quadro di una categoria professionale dinamica e ben bilanciata tra motivazione intrinseca, competenza e grado di realizzazione personale. I risultati di questo studio suggeriscono comunque la necessità, da parte delle organizzazioni della salute, di tipo pubblico e privato, di investire nel consolidamento delle risorse individuali e dell’empowerment e in attività che promuovano la percezione di autonomia professionale, al fine di favorire l’aumento del coinvolgimento lavorativo, della soddisfazione lavorativa e del benessere individuale, per i suoi stretti contatti con la compliance alla mission del benessere e della soddisfazione dell’utente. È ritenuto, pertanto, fondamentale, come suggerito da tanti autori (De Simone, Cicotto, Pinna, Giustiniano, 2016; Castanheira e Chambel, 2010) che i dirigenti del pubblico e del privato vengano formati all’ascolto dei bisogni dei propri dipendenti, i quali verranno responsabilizzati e resi partecipi delle decisioni organizzative.

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