data: 19/11/2017
MILANO – L’aumento dell’aspettativa di vita in Italia sta mettendo in luce, oltre al progressivo invecchiamento della popolazione, anche l’esplosione di una serie di patologie proprie dell’età avanzata, spesso croniche e soprattutto estremamente limitanti per quanto riguarda la qualità della vita. In questo contesto, il fisioterapista può essere in grado di cogliere molti degli aspetti propri di questa condizione, impegnato com’è a mettere la propria professionalità al servizio del paziente, con lo scopo di ricreare, per quanto possibile, le condizioni per una qualità di vita consona e degna. E’ questa l’indicazione di uno studio dello scorso anno condotto su 168 pazienti con ginocchio artrosico divisi in due gruppi, uno trattato con artroscopia e l’altro con approccio fisioterapico: non sono emerse differenze significative sulla funzionalità e sul dolore del ginocchio artrosico, migliorando la qualità di vita. Con meno medicine e costi più bassi per tutto il Sistema. La ricerca, dal titolo ‘Cost-effectiveness analysis of arthroscopic surgery compared with nonoperative management for osteoarthritis of the knee’, è pubblicata sul National Center for Biotechnology Information della U.S. National Library of Medicine. Si è parlato anche di questo al Royal Garden Hotel di Assago, alle porte di Milano, dove l’AIFI Lombardia in collaborazione con Arir, Gis Fisioterapia Geriatrica, Gis Neuroscienze, Gis TFTR e Sicoa ha organizzato un convegno proprio per discutere della fragilità, della cronicità, e delle nuove prospettive che investono un mondo, quello della fisioterapia, ancora alla ricerca di una valorizzazione delle proprie competenze e dei propri strumenti. In Lombardia in particolar modo si stima che il 30% della popolazione sia affetta da patologie invalidanti e croniche proprie dell’anzianità che però ha bisogno del 70% delle risorse.
LE RICHIESTE DEI FISIOTERAPISTI Se si aggiunge il fatto che la Regione Lombardia da due anni ha messo in campo una riforma sanitaria volta alla gestione territoriale del malato cronico ma ancora manca l’attuazione pratica del progetto, ecco ora spiegato il motivo per cui i fisioterapisti, “che non hanno un albo ma hanno dietro AIFI”, come ricorda il tesoriere AIFI nazionale Patrizia Galantini, si sono riuniti coinvolgendo le istituzioni regionali e chiedendo a gran voce che si valorizzi la professione. “Chiediamo che Regione Lombardia ci ascolti per arrivare a dire che i fisioterapisti sono in grado di portare evidenze scientifiche dimostrando che riusciamo a fare qualità uguale con costi inferiori”, dice il presidente lombardo AIFI Gianluca Rossi, che ha fatto gli onori di casa ospitando vari rappresentati di ogni gruppo fisioterapico, da quello cardiologico a quello geriatrico. Tutti uniti nel mostrare l’evidenza che un fisioterapista spesso può intervenire meglio di una terapia medica. “Se Regione Lombardia dice che deve essere efficace e al contempo risparmiare, come si può fare?” si chiede Rossi. In fondo “non ha fatto ancora una vera scelta- prosegue il presidente lombardo AIFI – che sarebbe quella di cambiare i processi terapeutici”.
LE RISPOSTE DELLE ISTITUZIONI Alle domande dei fisioterapisti, arrivano alcune risposte dalle tavole rotonde a cui hanno partecipato rappresentanti politici. Se da parte del capogruppo dem in commissione Sanità regionale Carlo Borghetti viene lanciato un appello alla maggioranza affinchè si eviti che “l’ente gestore rischi di essere una ulteriore ospedalizzazione del cronico mentre noi dobbiamo fare il contrario”, da parte della consigliera leghista Silvia Piani c’è la promessa di calendarizzare al più presto un incontro in commissione Sanità, perchè “come tutte le rivoluzioni anche questa riforma presenta delle criticità risolvibili”, e “noi in commissione siamo aperti a recepire qualsiasi tipo di proposta”.
Fonte: Agenzia Dire Sanità