Si tratta di una toppa, e per di più provvisoria, alla riorganizzazione della riforma contributiva per le partite IVA. Durerà infatti solo un anno la pausa di riflessione del governo Renzi, durante la quale tutto resterà sostanzialmente come prima. Restano le ombre per il futuro, ma è sempre meglio di niente.
Il Coordinamento Nazionale delle Professioni Sanitarie (Conaps), ha inviato una nota specifica al presidente del consiglio dei ministri, Matteo Renzi (SCARICA), in cui auspica che questo sia il primo passo per una nuova considerazione delle problematiche che affliggono i liberi professionisti delle professioni sanitarie.
Anche Aifi apprezza il ripensamento del Governo su norme che avrebbero innalzato il peso della tassazione sui Fisioterapisti liberi professionisti in maniera insostenibile, peggiorata dal blocco del “regime dei minimi”, penalizzando soprattutto i giovani Fisioterapisti, che trovano in questo momento possibilità occupazionali solo nella libera professione, visto il profondo definanziamento cui è sottoposto il SSN. Ben venga quindi la retromarcia avviata dal Governo, aspetteremo ora l’approvazione delle norme relative e auspichiamo si possa fare ancora di più per evitare di vessare il lavoro, soprattutto dei giovani.
Ma vediamo nel dettaglio cosa aspetta i liberi professionisti.
Il Governo Monti, su disposizione di una norma del Ministro Fornero, prevedeva un innalzamento della soglia dell’aliquota contributiva fino al 33% entro il 2018. L’emendamento a firma Saltamartini prevede invece un periodo di stallo al 27% per il 2014 e il 2015, poi una crescita al 28% nel 2016 e al 29% nel 2017. Si parla comunque di aumenti di tutto rilievo.
Più complicata la questione sul regime dei minimi. Offrendo tre scelte già per il 2015. La Finanziaria 2015 aveva cancellato il vecchio regime agevolato (aliquota Irpef al 5%, per gli under 35 o nei primi cinque anni di attività, sotto 30mila euro di fatturato) e l’aveva sostituito con un regime forfettario con aliquota al 15%. Questa opzione è ancora possibile.
A livello di fatturato, per accedere ai nuovi minimi le soglie variano da 15mila euro per le attività professionali a 40mila euro per il commercio. Il computo del reddito considera il fatturato e un coefficiente di redditività: per i professionisti, si prevede un coefficiente del 78%, secondo solo a quello del settore immobiliare (86%). Questo regime resta in vigore, ma l’emendamento bipartisan a prima firma Sottanelli reintroduce anche i due schemi precedenti.
Ma tornano in pista anche i ‘vecchi minimi’. In sostanza, è ancora possibile scegliere (ma solo per il 2015) il trattamento fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e i lavoratori in mobilità, con l’aliquota sostitutiva del 5%. Questa possibilità riguarda chi ha avviato l’attività dal 31 dicembre 2007, ma restringe l’accesso in base a tre requisiti: il contribuente non ha esercitato attività professionale nei tre anni antecedenti; non apre una partita Iva come mera prosecuzione di un lavoro dipendente precedente; ha ricavi sotto 30mila euro.
Non solo. Si può scegliere anche lo schema precedente, che in sostanza elimina il discorso dell’età, prevede sempre un limite dei ricavi di 30 mila euro e pone l’aliquota sostitutiva al 20%. In questo caso, i contribuenti non devono aver avuto lavoratori dipendenti o collaboratori; non hanno effettuato cessioni all’esportazione; non hanno erogato utili da partecipazione agli associati con apporto di solo lavoro; non hanno acquistato beni strumentali oltre 15mila euro nel triennio precedente all’anno fiscale.
Ora si attende ci capire cosa accadrà davvero per il futuro.