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Un servizio sanitario con problemi di costi, che sente il peso della burocrazia e dell’accesso alle cure in una parte ancora significativa del Paese. Aumentano infatti le segnalazioni per le attese, con i cittadini costretti loro malgrado a mettere mano alla tasca per pagare l’intramoenia o il privato, così come crescono le segnalazioni relative all’assistenza territoriale (16,8%). È quanto emerge, in estrema sintesi, dal XXII Rapporto Pit Salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, diffuso a Roma alla presenza del ministro della Salute, Roberto Speranza.
Un servizio sanitario con problemi di costi, che sente il peso della burocrazia e dell’accesso alle cure in una parte ancora significativa del Paese. Aumentano infatti le segnalazioni per le attese, con i cittadini costretti loro malgrado a mettere mano alla tasca per pagare l’intramoenia o il privato, così come crescono le segnalazioni relative all’assistenza territoriale (16,8%). È quanto emerge, in estrema sintesi, dal XXII Rapporto Pit Salute di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, diffuso a Roma alla presenza del ministro della Salute, Roberto Speranza.
Focus su Riabilitazione
Scendendo nel dettaglio del settore della riabilitazione, il rapporto Pit fa riferimento alle prestazioni erogate dai professionisti sanitari in regime di ricovero, in ambulatorio o al domicilio. Dalle segnalazioni dei cittadini, la maggior parte delle criticità viene riscontrata in regime di degenza con un trend in diminuzione, dal 50,3% nel 2017 al 48,7% nel 20018. In aumento invece, la riabilitazione domiciliare, dal 26% nel 2017 al 30,5% nel 2018. Scende di 3 punti percentuali la riabilitazione ambulatoriale, precisamente dal 23,7% del 2017 al 20,8% del 2018. Secondo il Rapporto di Cittadinanzattiva rimane il problema di un servizio che non è erogato secondo le aspettative e le esigenze dell’utenza, che spesso è costretta ad attivare privatamente questo tipo di assistenza se è nelle condizioni di farlo. Altrimenti, come succede nella maggior parte dei casi, si è costretti a rinunciare alla riabilitazione e il paziente non avrà un corretto reintegro delle proprie funzioni e autonomia.
Riabilitazione in regime di degenza
Il 34,4% dei cittadini che si sono rivolti ai servizi di Cittadinanzattiva segnala una scarsa qualità del servizio di riabilitazione in regime di degenza rispetto al 36,6% del 2017. Sicuramente l’abbassamento del dato in questione non può che presentare elementi positivi ma resta il fatto che, purtroppo, una buona percentuale di criticità legate alla riabilitazione in regime di degenza fanno riferimento a situazioni di disagio causate dalla presenza di poco personale che non è in grado di organizzarsi in turni per garantire l’erogazione puntuale del servizio per il quale il cittadino è stato ricoverato.
Stessa situazione quando la riabilitazione non è effettuata durante il ricovero, ricovero che ha lo scopo, appunto riabilitativo. Il dato riporta un aumento, 19,7% 2017 e 23% nel 2018. E’ evidente, si spiega nel Rapporto, che si tratta di situazioni in cui, a causa di motivi organizzativi o comunque di gestione del paziente, non è stato possibile garantire la riabilitazione, che è il motivo stesso del ricovero. Ci si trova di fronte a una presa in carico del paziente parziale e comunque inappropriata, quindi rischiosa, soprattutto nei casi in cui la terapia debba essere effettuata con rapidità per evitare una perdita di funzionalità. Per quanto riguarda le liste d’attesa, il valore di riferimento è in aumento rispetto all’anno precedente, 16,5% nel 2017 e 17,8% nel 2018. Analizzando la carenza di strutture sul territorio e la mancanza di posti letto, le segnalazioni erano il 18,1% nel 2017 e sono al 13% nel 2018: il dato è sceso ma i cittadini valutano la loro percezione dei tagli economici con una valutazione negativa, rispetto alla chiusura delle strutture territoriali e al complessivo depotenziamento dei meccanismi di tutela.
Riabilitazione domiciliare
Prima di tutto vengono analizzate dal Pit le difficoltà nell’attivazione del servizio, problema annoso che da diversi anni occupa la prima posizione fra i temi segnalati dai
cittadini: infatti nel 2017 il valore era pari al 33,4% e sale fino al 34,9% nel 2018. Questo valore sta a significare che i problemi di burocrazia e di mancanza di personale sono ormai persistenti e irreversibili all’interno di un servizio che non riesce a farsi carico di una richiesta sicuramente crescente e variegata.
L’analisi prosegue con le segnalazioni relative al disagio della riduzione del servizio, operazione spesso messa in atto senza alcuna comunicazione al cittadino, oppure con comunicazioni assolutamente non formali o adeguate: rientra in questa categoria il 22,5% del totale delle segnalazioni per il 2018, valore in crescita rispetto al 20,8% della rilevazione 2017 e sicuramente espressione di un problema che non viene risolto. Il settore della riabilitazione al domicilio non sfugge al problema delle liste d’attesa. I cittadini lo segnalano nel 17,8% dei casi per il 2018, in aumento rispetto al 15,7% del 2017. Altra voce in rialzo è quella relativa alla scarsa qualità del servizio, 13% nel 2018 e 11,4% nel 2017. Si tratta di valori in rialzo che possono essere collegati alle difficoltà delle strutture a causa dei tagli sia al personale che ai fondi
specifici, con la conseguenza di non riuscire a garantire le terapie a tutti i soggetti che le richiedono. L’ultima criticità analizzata riguarda la sospensione del servizio, 11,8% nel 2018 e 18,7% nel 2017.
Riabilitazione ambulatoriale
Riguardo alle prestazioni di riabilitazione concesse in via ambulatoriale, dal Rapporto Pit si nota una netta prevalenza dei reclami riguardanti i disagi legati all’erogazione del servizio: il 67,7% delle segnalazioni nel 2018 e 58,7% nel 2017, difficoltà di carattere prettamente organizzativo. Il resto dei cittadini indica che il tempo dedicato alla riabilitazione non è reputato sufficiente, e si tratta del 38,3% dei contatti del 2018 rispetto al 41,3% del 2017.
ASSISTENZA PROTESICA E INTEGRATIVA
L’analisi prende in considerazione l’insieme dei servizi di assistenza protesica e integrativa, cioè l’insieme di particolari prodotti creati per andare incontro alle ridotte o mancanti funzioni dei pazienti che hanno una particolare storia clinica.
Una prima classificazione è effettuata a seconda che le problematiche di accesso o concessione si verifichino per l’assistenza protesica con il 59,1% nel 2018 in equilibrio con il 60% della rilevazione 2017, o per l’assistenza integrativa con un dato per il 2018, pari al 40,9% mentre era pari al 40% nel 2017. A questa prima classificazione segue quella che prende in considerazione i tempi di attesa per la ricezione delle protesi, degli ausili, il primo dei problemi che i cittadini segnalano: infatti il dato 2018 è pari al 56,8% con una percentuale in netto aumento rispetto al 50,2% che si è registrato nel 2017. Si tratta di una situazione poco positiva e diffusa generalmente su tutto il territorio nazionale e su questo tema i cittadini segnalano attese anche di settimane, carenze informative rispetto ai tempi di erogazione e comunque un mancato rispetto degli stessi tempi indicati dai soggetti
erogatori.
Viene poi la questione delle forniture insufficienti e dei costi da sostenere: il dato 2018, infatti, è pari al 22,7% facendo registrare un calo rispetto al 35,2% del 2017 ma il fatto che si sia verificato un calo sicuramente apprezzabile non fa rientrare il problema, che è legato alle esigenze spesso croniche dei cittadini, da un lato, e dalla disponibilità poca economica delle ASL. Seguono le segnalazioni sulla scarsa qualità dei prodotti consegnati: quest’ultima voce rappresenta il 20,5% dei contatti del 2018 sul tema e si caratterizza per valori in netto aumento rispetto al 14,6% del 2017. Anche in questo caso la riduzione delle disponibilità economiche delle ASL non aiuta a colmare o contenere queste criticità.
“Dal Rapporto emerge come il vero tallone d’Achille nella sanità siano i servizi territoriali- ha spiegato il segretario generale di Cittadinanzattiva, Antonio Gaudioso, commentando l’intero rapporto- Questo perché non esistono modelli organizzativi definiti e standard che si possano far rispettare: su questo occorre intervenire immediatamente. Ed è decisivo che nei prossimi mesi si metta mano a quanto definito nel Patto per la salute in termini di organizzazione di questi servizi”. Dunque la “vera battaglia” a favore dei cittadini sarà quella per “la sburocratizzazione del Servizio sanitario nazionale, intervenendo per facilitare l’accesso ai servizi e eliminare i tanti costi diretti e indiretti, come appunto il labirinto burocratico”.
IL COMMENTO DEL MINISTRO ROBERTO SPERANZA
Le segnalazioni che arrivano dai cittadini “sono lamentele giuste, che condivido, su cui dobbiamo assolutamente lavorare”. Questo il commento del ministro della Salute, Roberto Speranza, sulle tre principali criticità (liste d’attesa, ticket e intramoenia) segnalate dai circa 21mila cittadini italiani che si sono rivolti al servizio di tutela di Cittadinanzattiva e condensate all’interno del XXII Rapporto Pit Salute. “Penso che le sollecitazioni che arrivano dalle associazioni, che promuovono la partecipazione dei cittadini- ha proseguito Speranza- vadano assolutamente nella direzione giusta e sono degne di essere sostenute”. Il titolare del dicastero ha comunque voluto sottolineare che “ci stiamo lavorando e siamo ottimisti che si possano dare risposte utili”.