Due giorni fa una turista di 41 anni è morta sulla spiaggia di Caorle dopo essersi sottoposta a una manipolazione fatta da una ragazza cinese, uno dei tanti abusivi che lavorano indisturbati nel nostro Paese. L'autopsia disposta dal medico stabilirà la causa del decesso, ma subito è scattata la polemica: si punta il dito contro chi esercita abusivamente la professione del fisioterapista, un fenomeno diffuso e radicato nelle nostre città e sulle nostre spiagge, che l'Aifi denuncia da anni alle autorità preposte a fare i controlli. Denunce che sono rimaste per lo più inascoltate. "Molte volte abbiamo cercato di portare l'attenzione su questo problema" ha dichiarato Mauro Tavarnelli, segretario nazionale dell'Aifi, intervistato dal quotidiano La Stampa, oggi in edicola e sul web con un articolo dal titolo "Massaggi pericolosi". "Stiamo portando avanti un lavoro di sensibilizzazione molto impegnativo, perché queste prestazioni possono avere conseguenze devastanti. L'anno scorso avevamo presentato un esposto alla regione Emilia Romagna e il sindaco di Ravenna emise un'ordinanza per bloccare quelle pratiche sulle sue spiagge".
Ma quanti sono i massaggiatori da spiaggia? "Forse migliaia" risponde Tavarnelli "ma non si riesce a fare stime neanche approssimative. I cinesi sono moltissimi, spesso senza permesso di soggiorno". Di sicuro però stanno aumentando – prosegue l'articolo de La Stampa oggi in edicola – e tanto: lo dicono, per fare un esempio, i bilanci dei blitz dei vigili urbani di Alassio, in Liguria, dove il numero dei massaggiatori o più spesso massaggiatrici, cingalesi, pachistani e cinesi sono quasi triplicati, a scapito dei tradizionali venditori di cd pirata e parei. "Questa pratica abusiva è perseguibile per legge" aggiunge Tavarnelli "si configura il reato di abuso di professione sanitaria, da codice penale. Stiamo sollecitando anche l'istituzione di un albo professionale, perché noi come associazione eseguiamo controlli ma siamo in pratica dei volontari".